Nato a Bologna il 24 gennaio 1905, morto a Milano il 21 maggio 1990, Giovanni Enriques, figlio di un grande matematico, Federigo, e padre di Lorenzo (1939) e Federico (1941), ai quali si devono il rilancio e la grande espansione della casa editrice Zanichelli, gradualmente loro affidata dal padre, è probabilmente il meno noto di una dinastia intellettuale e imprenditoriale che ha contato nella storia del paese. Raccontarne la vita non è stata impresa facile, perché la sua importanza non sta negli scritti ma in un'attività di imprenditore (per quanto vicino alle ragioni della cultura) che ha dovuto essere ricostruita da un paziente lavoro di scavo nelle memorie e nei documenti di famiglia (lettere innanzitutto) e attraverso un gran numero di colloqui privati e testimonianze dirette. Sandro Gerbi, che attraverso il padre Antonello era da tempo in contatto con la famiglia Enriques, vi ha dedicato anni di lavoro, incoraggiato dalla costante attenzione dei figli di Giovanni, Lorenzo e Federico. Ne emerge un libro a suo modo insostituibile (Giovanni Enriques dalla Olivetti alla Zanichelli, con un dvd a cura di Luigi Monardo Faccini, pp. 288, s.i.p., Hoepli, Milano 2013), che colma una lacuna nella storia del tessuto industriale e culturale del Novecento. Nato in una colta famiglia ebraica proveniente da Livorno, terzo figlio di Federigo e Luisa Coen, allievo del liceo Tasso di Roma, amico di Enrico Fermi ed Emilio Segrè, al quale lo accomuna anche la passione per la montagna (1927, cresta integrale del Cervino, salita del difficile versante italiano e discesa in Svizzera; 1930, ascensione della Parete Nord della Tour Ronde), Giovanni condivide con il padre la passione per la scienza, ma dal lato pratico più che teorico. Si laurea il 15 novembre 1929 in ingegneria e l'1 febbraio dell'anno successivo, dopo un colloquio con Adriano, entra alla Olivetti di Ivrea. Apprezzato dal fondatore, Camillo, fa una rapida carriera e nel 1936 (che è anche l'anno del suo matrimonio con Emma Cosattini) è nominato direttore dell'Ufficio Esteri. Si sta avvicinando intanto l'epoca più drammatica della sua vita. Nonostante le leggi razziali riesce, grazie alla "discriminazione" e poi a un falso certificato di arianizzazione, a restare ai vertici della Olivetti, che guiderà, dopo l'espatrio in Svizzera di Adriano, insieme a Gino Martinoli (in origine Gino Levi) e a Giuseppe Pero, riuscendo a mantenere continui contatti con la Resistenza, a contenere con vari espedienti le richieste degli occupanti nazisti e a salvare gli impianti alla fine del 1944. Ma nel frattempo è tragicamente morta di tifo la prima moglie Emma. Dopo un periodo di difficoltà dovute anche a ingiustificati sospetti circa la direzione dell'azienda nel periodo di occupazione, Giovanni ritorna alla direzione commerciale e poi a quella generale dell'Olivetti. Intanto lo zio Isaia Levi, che aveva sposato la sorella di sua madre, trasferisce al nipote la quota di maggioranza della fabbrica di penne Aurora e un consistente pacchetto della casa editrice Zanichelli, gloriosa azienda bolognese che aveva, tra l'altro, i diritti delle opere di Giosuè Carducci. Quando, nel 1953, le divergenze con Adriano sulla conduzione dell'azienda lo indurranno a lasciare la Olivetti, Giovanni dedicherà una parte sempre maggiore della sua attività alle aziende di famiglia, rilanciandole entrambe: la Aurora dopo la guerra e poi la Zanichelli, della quale assume la piena responsabilità nel 1959. Ma senza trascurare altri importanti impegni: la direzione dell'Ipsoa (Istituto postuniversitario per lo studio dell'organizzazione aziendale), creato dall'Olivetti, dalla Fiat e dall'Unione industriale di Torino, e la consulenza per l'Imi (Istituto mobiliare italiano) di Stefano Siglienti, con importanti ricadute anche nell'attività turistica. Giovanni Enriques è un dirigente industriale a tutto campo, tentato anche da sfide (l'hotel Capo Caccia in Sardegna) apparentemente lontane dai suoi principali interessi. Ma negli ultimi decenni prende sempre maggiore spazio la passione per la produzione editoriale, legata a una robusta vocazione per la divulgazione scientifica. Ne è frutto un'iniziativa che i meno giovani ricorderanno per la sua originalità e per la non comune eleganza grafica di matrice olivettiana: gli Annuari e poi gli otto volumi monografici dell'enciclopedia AZ Panorama, che unisce le iniziali delle due aziende, Aurora e Zanichelli. All'enciclopedia Giovanni dedica una vera attenzione d'autore: dirige i lavori, ne scrive in gran parte il secondo volume, L'uomo e la tecnica, sceglie collaboratori di altissimo livello, tra cui Geno Pampaloni e Giovanni Arpino, Franco Fortini ed Enrico Castelvuovo, Calamandrei, Calvino, Argan e soprattutto Delfino Insolera, che verrà nominato nel 1960 direttore editoriale della Zanichelli. Al di là della ricostruzione di una vicenda industriale e manageriale non molto nota, l'interesse del volume sta nel continuo colloquio tra Giovanni Enriques e una vastissima schiera di intellettuali impegnati nella ricostruzione culturale del dopoguerra, ben al di là della comune matrice olivettiana con tanti di essi: un colloquio che, anche per merito delle note accuratissime di Gerbi, ci fa rimpiangere una stagione nella quale la separazione tra industria e alta cultura era meno rigida e la ricerca del profitto sembrava compatibile con l'impegno civile. Andrea Casalegno
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