«Questo libro che vi trovate tra le mani è una cosa modesta. Costituisce la riduzione, a volte dolorosa a volte incoraggiante, di una tesi di dottorato che discussi a Pisa, in quel dipartimento dove passai gli anni garbati dell'università. La sede fisica era diversa, andavamo sul lungarno in quei tempi, ma la sede istituzionale era la stessa, e tornarci da vecchio fu per me esperienza curiosa ben oltre la vicenda strettamente scientifica, l'applicazione sui libri voltati e rivoltati. Tornavo per fare lo studente, e mi sembrò una vanità, ma anche un privilegio difficile da dire, quasi immeritato, e respiravo a pieni polmoni quella stessa aria respirata da ragazzi ben più giovani di me, e mi sembrava di compiere un'impresa quasi scandalosa. Sentii perfino qualcosa che a pensarci oggi somigliava ad una soddisfazione pacata e placata. Qualche volta. In questa avventura mi seguirono due docenti, che dovrei qui indicare come i miei professori, ma che a dire il vero furono qualcosa di più: persone che mi stettero vicine, alle quali davo del tu, e immagino ancora oggi il loro imbarazzo quando dovettero dirmi che quel capitolo era proprio brutto. Trovare le parole, a volte, non è semplice. Ecco allora che a distanza di anni voglio qui ricordare e ringraziare Alessandro Tosi, innanzi tutto, e poi Cinzia Maria Sicca, che si assunsero questa incombenza imprevista e, talvolta, pesante, e che con una pazienza di cui gli sono ancora grato, trovarono tempo e voglia di prendermi sul serio. Se fecero solo finta non me ne sono mai accorto, e questo va a loro maggior merito. So di essere una persona difficile, e la mite dolcezza di certi momenti la ricordo ancora. Il lavoro, come dicevo, è il frutto di una riduzione del testo originale a volte perfino temeraria, altre forse infelice. Mancano le schede dei dipinti e dei disegni, che da sole costituivano quasi metà della ricerca. Mancano soprattutto le note, numerosissime ed estenuanti. La bibliografia è davvero essenziale. Qualche raccordo tra le varie parti è stato allora acrobatico, e si noterà, ma tutto sommato penso che Tempesti valesse una pur breve monografia e qualche sacrificio. Del resto io non riesco mai a prendermi troppo sul serio, e va bene così. E comunque, come si dice in questi casi, se troverete sciocchezze o ingenuità, la colpa sarà da addebitare esclusivamente a chi scrive» (Dalla Prefazione)
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