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Il Premio Nobel del 1978 racconta la sua infanzia nel ghetto.
«Io ero curioso per natura: osservavo i "grandi", i loro comportamenti, ascoltavo le loro conversazioni: a volte capivo il significato di quello che dicevano, a volte no.»
«Un giorno di felicità» è il libro dell’infanzia di Isaac Bashevis Singer nel ghetto di Varsavia, dove la sua famiglia si era trasferita nel 1908, quando lui aveva tre anni. Furono anni di gravi ristrettezze per la famiglia Singer e tuttavia ricchissimi per la fantasia del piccolo Isaac, che non si appagò della propria voce, e cominciò a raccontare per iscritto. Tutto quel mondo è scomparso tra gli orrori della Seconda guerra mondiale, ma sopravvive, tenace, patetico, fantastico nei libri di Singer come «Un giorno di felicità».
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