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10
2002
Tascabile
20 febbraio 2002
137 p.
9788845916755

Descrizione

Il primo e il più grande fra i romanzi che raccontano la mafia.

«... ho impiegato addirittura un anno, da un'estate all'altra, per far più corto questo racconto. Ma il risultato cui questo mio lavoro di "cavare" voleva giungere era rivolto più che a dare misura, essenzialità e ritmo, al racconto, a parare le eventuali e possibili intolleranze di coloro che dalla mia rappresentazione potessero ritenersi, più o meno direttamente, colpiti. Perché in Italia, si sa, non si può scherzare né coi santi né coi fanti: e figuriamoci se, invece che scherzare, si vuole fare sul serio»Leonardo Sciascia

Leonardo Sciascia pubblicò questo romanzo nel 1961. Allora, nelle parole dell'autore stesso, «sulla mafia esistevano degli studi, studi molto interessanti, classici addirittura: esisteva una commedia di un autore siciliano che era un'apologia della mafia e nessuno che avesse messo l'accento su questo problema in un'opera narrativa di largo consumo». La stessa parola mafia era usata con tutte le cautele e quasi di malavoglia. Eppure noi sappiamo che proprio in quegli anni avveniva la radicale trasformazione che spostò la mafia dal mondo agrario a quello degli appalti, delle commesse e di altre realtà «cittadine», non più regionali ma nazionali e internazionali. Lo scrittore Sciascia irrompe dunque in questa realtà come nominandola per la prima volta. Basta leggere la pagina iniziale del Giorno della civetta per capire che essa finalmente cominciava a esistere nella parola. Sciascia sottopose il testo a un delicato lavoro di limatura, riducendolo ai tratti essenziali con l'arte del «cavare»: e, visto a distanza di anni, tale lavoro si rivela più che mai un'astuzia dell'arte. Qui infatti Sciascia ha scoperto, una volta per tutte, quel suo inconfondibile modo di narrare che non si concede ambagi e volute, ma fissa lo sguardo sempre e soltanto sulle nervature del significato, fossero anche in un minimo gesto o dettaglio. In questo senso, se Il giorno della civetta è diventato il romanzo più popolare di Sciascia, è anche perché lo rappresenta in una forma che, nel più piccolo spazio, raggiunge la massima densità.

Valutazioni e recensioni

4,5/5
Recensioni: 4/5
(150)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Recensioni: 5/5

Libro evocativo ma allo stesso tempo realistico ed attuale

Recensioni: 5/5

Imperdibile.

Recensioni: 5/5

Salvatore Colasberna, presidente dell’impresa edilizia Santa Fara, è ucciso in piazza Garibaldi, mentre sale sull'autobus per Palermo. All'arrivo dei carabinieri, solo il venditore di panelle è portato in questura dal maresciallo Arturo Ferlisi. Le indagini sono affidate al capitano Bellodi, comandante della compagnia, emiliano di Parma, ex partigiano. Intanto, in un bar di Roma, un'importante persona politica chiede ad un onorevole della Democrazia Cristiana di far trasferire Bellodi, che nel frattempo interroga un proprio confidente Calogero Dibella detto Parrinieddu. Il capitano riesce a sapere il nome di Rosario Pizzuco, il possibile mandante. Ottiene inoltre il nome del presunto omicida, Diego Marchica (Zicchinetta), dalla moglie di Paolo Nicolosi, un potatore scomparso. Bellodi scopre nel fascicolo investigativo del Marchica che è un noto sicario, processato e condannato per molti reati, ma sempre scagionato. Nota inoltre una fotografia che lo ritrae insieme a due parlamentari. Nel frattempo Parrinieddu è assassinato e Bellodi ottiene, grazie alla sua testimonianza, che Marchica, Pizzuco e il padrino don Mariano Arena, siano fermati, ma l'interrogatorio si risolverà in un nulla di fatto. Nell’Italia degli anni ’70 tutto è messo a tacere. Formidabile romanzo di denuncia, scritto in stile cristallino, incisivo e mordente. Talmente limpido e senza mezzi termini che vien da pensare avrebbe dovuto essere adottato come libro di testo da ogni pool antimafia che sarebbe nato negli anni futuri. Ne avrebbero tratto un luminoso insegnamento. La civetta è un volative notturno caro alla dea Atena ma qui canta in pieno giorno!

Recensioni: 5/5

Sono passati tanti anni da quando Sciascia l'ha scritto ma resta un libro importante e rilevante.