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Un romanzo bellissimo, la guerra e le difficoltà della vita viste con gli occhi di una madre. Affronta l'abbandono, l'amore, l'amicizia, la lotta per la liberazione del Bangladesh con minuziose descrizioni. Rehana si troverà in contrasto con parte della sua famiglia di origine e abbraccerà gli ideali rivoluzionari dei propri figli, lottando con loro, fino ad un epilogo sconvolgente. Lettura che ti tiene incollata fino all'ultimo. Libro da leggere assolutamente.
Dopo un'interminabile serie di letture deludenti e inconcludenti, ecco finalmente un gran bel libro. Questo romanzo non è soltanto la storia del Bangladesh e della lotta delle cellule della resistenza per l'indipendenza dal Pakistan ma è anche, e soprattutto, la storia di una madre in lotta con se stessa ed il mondo. Rehana è un personaggio molto ben delineato a livello psicologico, è una donna complessa, con una personalità schiacciata dal senso del dovere nei confronti del marito defunto e dei figli ribelli. Rehana teme il giudizio della collettività e si è costruita una vita fatta di rituali che, alla lunga, anziché procurarle serenità e sicurezza, la faranno sentire oppressa e insoddisfatta. Senza neanche rendersene conto, mano a mano che il primogenito si trova sempre più coinvolto nel movimento della resistenza, questa donna coraggiosa imparerà ad esprimere la propria vera essenza, partecipando attivamente alla lotta contro gli oppressori pakistani. In questo percorso di grande crescita interiore tornerà finalmente ad essere donna ma, soprattutto, scoprirà a che punto è disposta ad arrivare per proteggere i propri figli, perché Rehana è sempre stata, e sempre sarà, prima di tutto una madre. Come qualcuno ha scritto prima di me, il finale del libro è tragicamente meraviglioso e, non nego, che avrei voluto cambiarlo, ma questo avrebbe impedito al suo essere 'madre sopra ogni cosa' di emergere fino in fondo. Un libro di notevole bellezza che, per via dello stile semplice e delicato, sono certa possa piacere agli estimatori di Khaled Hosseini.
Bellissimo romanzo ambientato durante la guerra di liberazione del Bangladesh. Il personaggio di Rehana, coraggiosa madre di due adolescenti idealisti e rivoluzionari, è descritto in modo magistrale. Splendida anche la storia d'amore tra lei e il maggiore, il loro lento innamorarsi, che scivola tra le pagine ma che il lettore non dimenticherà.
Recensioni
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Quello che sappiamo del Bangladesh è la storia di un Paese afflitto dai disastri ambientali: una terra paludosa e piatta sferzata dal monsone e soggetta alle inondazioni, un popolo mite e rassegnato alla perenne precarietà della vita e alla continua trasformazione delle cose. Eppure dal 1947 in poi questo piccolo lembo di terra è stato conteso tra India e Pakistan, con una guerra diplomatica e civile finita con l'annessione al Pakistan, in nome della fratellanza religiosa.
Il Pakistan orientale, come si chiamava allora il Bengala, lontano migliaia di chilometri da quello occidentale, separato dall'intera nazione indiana e da una cultura molto più aperta alle contaminazioni dell'induismo, riconquisterà l'indipendenza e verrà riconosciuto come uno Stato sovrano solo nel 1971: un anno d'amore e di guerra, un anno che segnerà le sorti di un popolo e le dinamiche familiari di questa promettente scrittrice esordiente.
Osannata dalla più autorevole critica anglosassone, Tahmima Anam nasce in Bangladesh ma ha vissuto a Parigi, New York, Bangkok e attualmente abita a Londra. Una giovane cosmopolita quindi, ma profondamente legata al suo Paese e alle sue tradizioni. In questo romanzo la Anam dipinge una saga familiare che si dipana durante i mesi della rivoluzione, descrivendo le atmosfere dei luoghi e l'intensità dei sentimenti anche nel mezzo di un evento così tragico.
La storia ha per protagonista una giovane donna, Rehana, rimasta vedova con due figli ancora piccoli. Il prologo di questo romanzo è dedicato alla battaglia intrapresa da questa madre per riavere l'affidamento dei suoi figli, dopo che un giudice, avendo constatato il suo stato di indigenza, li aveva affidati ad uno zio. L'anno trascorso lontano da loro e il rimorso per non essersene presa cura, segneranno i comportamenti di Renana per tutta la narrazione: durante i giorni più cruenti, nel mezzo del pericolo, questa madre farà qualunque cosa per salvare i suoi figli.
In seguito alla rivolta studentesca, alla quale parteciperanno sia il saggio Sohail, il figlio maggiore, che la scontrosa Maya, il governo centrale pakistano reagirà attraverso la repressione per mezzo degli uomini dell'esercito. Sohail si unirà allora al gruppo dei guerriglieri, ragazzi pieni di sogni e di speranze che vedono nella rivoluzione cubana e sudamericana un modello attraverso cui anche il loro Paese può raggiungere l'indipendenza. Pochi, disarmati e disorganizzati, Rehana assisterà alla partenza di suo figlio e dei suoi amici, osserverà con apprensione crescere dentro di lui la fiamma della passione politica, ma nonostante la paura di vederlo morire, o peggio, di non vederlo mai più, questa madre lo sosterrà nei momenti peggiori, collaborando con i guerriglieri, raccogliendo cibo e medicinali, nascondendo armi. Anche Maya presto si unirà alla resistenza a Calcutta, firmando articoli di giornale contro il governo pakistano e collaborando come volontaria nei miseri campi profughi allestiti in India.
Nove mesi di lontananza, nove mesi in cui Rehana si trova a dover abbandonare le mansioni normali della vita quotidiana, la cucina, la cura del giardino, le partite a ramino con le amiche, per contribuire alla missione dei suoi figli. Il suo impegno, che in un primo momento si spiega attraverso il senso di protezione verso Sohail e Maya, lascerà il posto, mano a mano che si procede nella narrazione, a una nuova consapevolezza sull'importanza degli ideali che questi giovani perseguono, a una nuova forza interiore capace di combattere contro ogni ostacolo che si frappone tra la sua famiglia e la vita.
Alla fine della guerra il Bangladesh è un Paese devastato e poverissimo, tanti figli non sono tornati a casa e quelli che ci sono riusciti hanno negli occhi una nuova scintilla carica di furore e di terrore. Un nuovo paese è sorto grazie al sacrificio di tanta gente e allo sforzo di tante madri, strappate alle loro piccole abitudini familiari per compiere dei grandi gesti di vero e proprio eroismo.
In queste pagine intensamente emozionanti, scritte con una prosa perfetta nella sua semplicità stilistica eppure fortemente evocativa, c'è la storia di un popolo alla ricerca della libertà e dell'indipendenza vista attraverso gli occhi di una donna. Una madre che, nel tentativo di salvare i suoi figli, salverà se stessa da tutti i retaggi culturali che la opprimono, dall'idea che la libertà possa esprimersi solo nell'alveo della volontà di suo marito, della religione, dello Stato.
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