Il Libro di Giona, nonostante la sua solida posizione tra i dodici profeti, potrebbe trovare una congrua collocazione anche tra gli scritti sapienziali. Dal punto di vista letterario, infatti, contiene solo un brevissimo oracolo di minaccia/conversione rivolto a Ninive. Tutto il resto è costituito da un racconto/parabola e da una preghiera, in cui il profeta recupera il dialogo con Dio e ritrova la fiducia in lui, l'unico che lo può "risollevare dall'abisso", anche se dovrà lottare per riuscire a comprendere il suo agire misterioso. Frequenti sono i momenti di humor e di sottile ironia che attraversano questa fiction storica. Tuttavia, non si tratta di letteratura divertente; il ruolo centrale dato a YHWH, protagonista di tutta la narrazione, mostra che la motivazione è primariamente teologica. La parabola è imperniata sul confronto/scontro tra il profeta e il suo Dio. Giona viene spesso dipinto in chiave sarcastica come un personaggio egoista, testardo, incapace di entrare nel progetto di Dio. Obiettivamente il suo comportamento non ha nulla di eroico. Ma ciò non autorizza a definirlo una sorta di "caricatura" del profeta. Anzi, Giona è una figura che appassiona e suscita simpatia nella sua lotta senza speranza con YHWH. Vive il suo dramma esistenziale forse non rendendosi conto di essere uno strumento importante nelle mani del Signore. Il narratore, in modo geniale, fa emergere progressivamente un dato rilevante: nonostante la fragilità del profeta e la sua incoerenza, è soltanto grazie a lui che si assiste a una serie di conversioni: prima i marinai, poi i niniviti e in seguito anche YHWH "si pente" del male minacciato. La "conversione" di Dio è il punto focale del libro e l'approdo di tutta la storia.
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