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Si è un gioco serio, ed è il gioco della vita. Che Hrabal ha giocato, in un epoca folle e violenta come poche, non come un santo o un eroe, ma nel ruolo assai più vero e doloroso di uomo. Con tutte le sue debolezze e le sue crisi. Mai lo ha nascosto nei suoi libri, nei suoi versi. Pochi ci sono riusciti,e così sinceramente. Perciò gli saremo sempre debitori. A lui, e in questo caso, all'onestissimo e capace biografo. "...il compagno Kaganovic/ Ha parlato della pace/ Tu avevi l'influenza/ e alla fine siamo andati a letto insieme.." B.H.
Recensioni
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"Questo mondo è bello da impazzire, non che sia così, ma è così che lo vedo": il mondo di Bohumil Hrabal, quello che prende forma dallo straparlare dei suoi personaggi, è sincero, contraddittorio e persuasivo proprio come questa frase. E la sua scrittura assomiglia tanto più a una dichiarazione d'amore alla vita alla "gente" che lui "sapeva ascoltare" quanto meglio invece si rivela come una barocca riflessione sulla morte, sulla carnalità e sull'evanescenza della parola, sul balenare di un senso trascendente tra i "dribbling" di un assurdo caso. Kaczorowski, boemista e giornalista polacco, nell'intento di proporci, a dieci anni dalla morte di Hrabal, una biografia non troppo appiattita sulla stilizzazione letteraria che l'autore ne ha dato nella sua opera, prende le mosse da qui, dal suo suicidio: l'unico evento su cui non gli fu possibile dire l'ultima parola. La mossa è scaltra, non perché permetta al biografo di liberarsi dall'incombenza di chi, "dal punto di vista letterario", aveva sempre pensato al suicidio, ma in virtù della forza demistificante dell'immagine di uno scrittore che soccombe alla solitudine e alla vecchiaia. Ripercorrendo le tappe obbligate della vita dell'autore, Kaczorowski tenta allora di prescindere dal mito Hrabal per tracciare il duplice profilo di un uomo che, a voler essere poeta maledetto seguace del surrealismo praghese e della filosofia ludico-nichilista di Ladislav Klíma non sempre è riuscito a riscattarsi dalla codardia del čecháček, il ceco meschino e pronto ad accondiscendere al potere di volta in volta in carica. Resta da chiedersi di chi veramente sia il gioco evocato dal titolo: se sia quella dell'autore, dei suoi personaggi o del suo biografo. Che sia un gioco serio, e che sia quello di una vita, rimane però ben impresso.
Riccardo Concetti
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