"Un gioco che non sono io" è una silloge poetica contro la violenza di genere. Una presa di posizione, per ricordarci quanto siamo fragili, vittime o carnefici dei nostri chiaroscuri e di quelli degli altri. Un invito a comprendere di quale "gioco", psicologico e fisico, siamo succubi. E a tirarcene fuori. A dire No, scegliendo l'amore per se stessi e per gli altri. Le poesie di Elisa Cordovani raccontano in modo lucido, profondo, straziante e lenitivo insieme, lo stupro non di un corpo, non di una mente, ma di una vita intera. Le donne ritratte nei versi vanno fino in fondo al proprio dolore, per capirlo, ma soprattutto per essere consapevoli di potergli sopravvivere. Sono donne che si trasformano nella vergogna che provano, nelle lacrime che pensano di non aver diritto a versare, negli occhi feriti dei loro padri e madri. Donne, i cui volti e pose, ritratti da Alice Walczer Baldinazzo, sono figure magnifiche che si fanno amare e ripudiare al medesimo tempo, senza che si riesca a dimenticarle.)
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