C’erano una volta i giganti, personalità di spicco nelle quali specchiarsi, esempi da seguire. Ma oggi?
L’Italia sembra un Paese popolato più da pigmei che da watussi, dove un giovanotto dalla lingua lunga e dalle ambizioni smisurate, cresciuto alla scuola di Mike Bongiorno e divenuto presidente del Consiglio senza passare dalle urne, ha eretto a forma di governo lo storytelling (vulgo, blablà) e non si vergogna a farsi dare ogni giorno del “cazzaro” da «Dagospia». Solo nella Repubblica delle chiacchiere poteva essere scambiato per evento del secolo quel pacchiano Lunapark delle Nazioni che è stato chiamato Expo. Demoralizzato dal deprimente spettacolo, l’autore è andato in cerca ancora una volta di personaggi comuni di eccezionale valore: l’imprenditore che assume i malati di cancro, la mamma della ragazza morta suicida che ha già aiutato 60.000 genitori cui è toccato il dramma di seppellire i loro figli, la cieca diventata nonna di 15.123 nipoti che dovevano essere abortiti, il manager che soccorre i cinesi detenuti nei laogai, il pittore privo di braccia che ha mantenuto la famiglia usando solo la propria bocca, la «povera allegra» che dal 2001 non tocca un soldo, il dottor Schweitzer delle Ande, il chirurgo dei casi impossibili, il crociato dei borghi abbandonati, il giardiniere che non si arrende mai, l’operaio che ha salvato i bilanci della Fiat, la madre che ha offerto alla patria i due figli poliziotti, la pensionata che vive da 16 anni dentro l’aeroporto di Malpensa, l’oncologo che si è fatto arrestare per amore dei malati. Giganti, appunto.)
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