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Due disincantati intellettuali, impegnati in uno scambio di mail provocatorie e sarcastiche, celano la loro identità sotto le spoglie di Thomas More ed Erasmo da Rotterdam, per discutere, con frequenti sogghigni, dei «fondamenti etici, religiosi, ideologici» della nostra democrazia, presieduta da «chierici mercantil-finanziari» che hanno «ridotto alla condizione di sudditi quelli che un tempo erano soggetti, trasformato diritti in obblighi, corvée, servitù». Gli strali dei due amici si rivolgono con «inferocito fastidio» all'attuale deriva delle istituzioni democratiche, definite «follia, regime, incubo, naufragio; reality senza testo, regia, scopo; strage idiota di ogni bellezza e intelligenza; decorosa spoglia progressista della boutique liberal-democratica», in un crescendo rabbioso di accuse rivolte contro chi impone al popolo, collettivamente e individualmente, il rispetto di una norma e di una morale uguale per tutti. Per loro tutto il pensiero occidentale, dalla Genesi all'Apocalisse, ha condizionato il libero espandersi della natura umana e la sua ansia di libertà. E oggi la democrazia mondiale mira a «farci buoni, progrediti, tolleranti, multietnici», in realtà togliendoci ogni libero arbitrio, manipolando le nostre coscienze. In che modo? Attraverso i media, la religione, la psicanalisi. A vivacizzare la corrispondenza tra i due intellettuali (che riprende, annacquandole, tesi non nuovissime: da Leopardi a Schopenhauer a Nietzsche...) si inserisce il contributo di una psicosessuologa, Ewa Von Kunt, che dal pulpito di una sua rubrica televisiva ("Perdersi") esalta il ruolo del piacere sessuale, del godimento, della ribellione al potere castrante del Padre. Forse solo così, secondo Anonymus, l'umanità potrà liberarsi dal giogo asfissiante della democrazia, rifondando un suo liberatorio «Giardino delle Delizie».
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