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Giarabub si trova in Cirenaica, Libia, in pieno deserto. Nel 1925, grazie all'acqua che vi sgorgava dappertutto, era un'oasi divenuta col tempo fortino, che costituiva un punto di riferimento per tutti i nomadi e i carovanieri. Per la sua collocazione geografica era considerata la porta del deserto libico. A 120 chilometri di distanza Siwa, altra oasi, caposaldo inglese a est, era considerata la porta del deserto egiziano. Nel Giugno del 1940, al momento della dichiarazione di guerra fatta unilateralmente da Mussolini alla Francia e all'Inghilterra, l'esercito italiano di stanza in Libia, si trovò improvvisamente in guerra coi vicini inglesi. Scarsamente armati, i giovani soldati italiani, combatterono strenuamente per quasi un anno in difesa di quell'avamposto, fino alla inevitabile capitolazione. Francesco Cuva narra le gesta di quei ragazzi strappati al nativo suolo italiano dal dovere patriottico imposto dalla illusione del Duce di spartirsi l'Europa con Hitler. Al piglio distaccato dello storico, l'autore alterna la pietà per quegli audaci soldati (alcuni dei quali suoi conterranei successivamente conosciuti nonché fonti dirette di alcuni degli episodi narrati) fatti prigionieri dagli inglesi e ritornati in patria solo nel 1946.
Una descrizione puntuale ed efficace di un fatto di guerra mai troppo conosciuto. Francesco Cuva rifugge dalla retorica nazionalistica e ci regala una ricostruzione storiografica che rende omaggio al sacrificio dell'Italia e della gente dei Nebrodi. I fatti descrivono un momento di una guerra troppo grande per coloro che l'hanno combattuto. Il libro è un'occasione per conoscere o, come nel mio caso, continuare a scoprire il rigore e la passione di uno scrittore profondamente legato alla sua terra, anche quando ne descrive il dolore universale.
L'umile soldato che ha combattuto per un ideale L'autore, Francesco Cuva, dà voce all'umile soldato che, con sacrifici e stenti, ha mantenuto alto l'onore d'Italia. Ha provato la fame, la sete, ma anche l'umiliazione di non essere stato compreso nè dal nemico nè, in seguito, dai suoi concittadini. Così, mentre il colonnello Castagna, tornando dalla prigionia, in India, al porto di Napoli è stato accolto, giustamente, come un eroe. Invece il soldato, che abitava sui Monti Nebrodi, è stato fatto scendere dal treno e dagli autobus, perchè sfornito di biglietto, ed è ritornato al proprio paese a piedi. Se per caso, confessava di essere stato a Giarabub, riceveva, da pochi, una stretta di mano!
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