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Generazione McDonald's - Francesca Mazzucato - copertina
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Descrizione


In attesa di iscriversi al'università e decidere quale indirizzo dare al proprio futuro, un giovane studente, Marcello, figlio di genitori piuttosto eccentrici, risponde a un'offerta di lavoro della McDonald's per compiere una diversa esperienza di vita in un ambiente scintillante di luci ma non privo di zone d'ombra, che finora aveva conosciuto solo dall'esterno. Viene così a contatto con le abitudini e le regole che governano queste catene di fast food e con coloro che vi operano, acquisendo maggiore consapevolezza di sé, delle proprie capacità e delle proprie aspirazioni. Nel corso di questa esperienza ha modo di chiarire a se stesso il rapporto con i genitori e con gli amici e, soprattutto, il legame ambiguo con Cate, un'ex compagna di scuola, ragazza determinata e affascinante, della quale è timidamente innamorato... A dar sapore alla trama ci sono elementi forti e assoluti, che riescono subito a catturare il lettore per la loro universalità: l'amicizia, l'amore, la ricerca della felicità, il tradimento, l'abbandono, la sconfitta, la difficoltà di accettare se stessi.
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Dettagli

2008
3 maggio 2008
190 p., Brossura
9788860430540

Valutazioni e recensioni

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Lorenza Masone
Recensioni: 5/5

Una bella storia di giovani.Amore e amicizia, bisogno di stabilità e incontro/scontro con la durezza della vita e del lavoro. Da leggere

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Michele
Recensioni: 1/5

L'ho comprato perché io c'ho lavorato 3 anni (Londra) in un Burger King, non sarà il Mc, però io in questo libro non trovo verosimiglianze e non mi ha catturato. Non mi ha ricordato il vecchi tempi :-( Michelino

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Paolo Mascheri
Recensioni: 5/5

Una scrittura semplicemente perfetta.

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Recensioni

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La recensione di IBS

Riportiamo alcune pagine tratte dal romanzo di Francesca Mazzucato, in cui il protagonista racconta una parte della sua giornata, trascorsa a navigare su uno dei suoi siti preferiti: IBS.

IBS

   Si sveglia prima del previsto. La casa è vuota. Gli fa male la testa. Troppa aria, troppe parole difficili da ascoltare: troppe birre. Osserva i libri del Minghetti impilati ancora nello stesso angolo e quella fottuta tesina che hanno ascoltato pronti a saltargli alla gola mitragliandolo di domande. La prende, l'accartoccia e la butta via.
   Un'altra giornata estiva da trascinare come trascina le ciabatte, come si trascina a preparare il latte e menta e poi un paio di caffè. Non si sa bene dove sia andata sua madre, ma ha lasciato un cartello, doveva essere un biglietto, ma è un vero e proprio cartello. Deve aver trovato soltanto un pennarello grossissimo per scrivergli torno dopo pranzo, consulta qualche sito per l'orientamento universitario, questi sono un paio di libri nuovi, ciao.
   Certo, come no. Siti per l'orientamento, neanche per idea, ma di navigare un po' ne ha proprio voglia. Ha voglia di quel "navigare cazzeggiando" che tanto rilassa e fa sparire i pensieri cupi (la Cate stava con uno e lui non ne sapeva niente, la Cate andava a letto con questo Roby e non si era confidata, con quello che c'è e con quello che c'è stato fra loro è una mancanza che lo sfracella. Si sente impigrito, avvilito, stanco).
   A volte digita su Google le cose più strane o più porche, salta da un link all'altro. Ha scovato un sito per adottare i pipistrelli a distanza con tanto di foto, una cosa veramente disgustosa. Oppure il sito dove vanno a finire i "calzini perduti", molto divertente. Tutti perdono calzini, a lui succede sempre. Ha un fitto elenco di siti belli e assurdi.
   Ma ha certi "luoghi" preferiti, fondamentali come una buona birra.
   Andare su IBS ad esempio, è praticamente un tic. Andare su IBS è una cosa che lo fa stare maledettamente bene, a volte è sicuro di provare le stesse sensazioni che provano le donne maniache dello shopping quando varcano la soglia di un negozio eccitate, ipnotizzate dalle calzature. Frenesia, ubriacatura. Una dipendenza, in qualche modo, simile alla sua quando va in automatico cliccando sulla "E" di Explorer e si trova su IBS, Internet Bookshop.
   Le capisce perfettamente, quelle donne compulsive. Ne comprende il bisogno ripetitivo e maniacale di tornare a far qualcosa, guardare una pagina web come ammirare un negozio. IBS è la sua vetrina. Il suo punto debole. Il meccanismo si innesta ogni volta e lui ci casca, in un secondo ci è dentro a capofitto. è matematico. Si siede al computer almeno tre volte quando è in casa e la madre e il padre per fortuna sono usciti. Addirittura, quattro o cinque quando è inquieto e quella inquietudine cerca sfoghi, deve muoversi, fare qualcosa. Così le mani cliccano da sole e si ritrova sempre su IBS. Già i colori lo rallegrano.
   Finalmente è lì, e parte del pomeriggio seccante si può annientare.
   Reparto DVD all'istante. Digita i soliti nomi dei suoi registi preferiti e vede se c'è qualcosa di nuovo, qualche riedizione dei classici del cinema francese che ama tanto, qualche uscita attesa imminente. Anche i film coreani, passione della Cate. è meglio di un negozio vero, sembra tutto così reale. Va in quel settore e ci resta per un tempo che non quantifica, anche ore a volte. Non si ferma lì, a volte la bulimia si dilata, non ha limiti, non vuole alzarsi, disconnettersi, uscire da quel paradiso.
   Conosce ogni angolo di IBS, gli anfratti, i meandri del portale, le interviste, le classifiche, va anche nel settore dei libri, per il gusto di mostrarsi informato con la madre, per togliersi qualche piccola soddisfazione, per mettere in pratica quello che affermava sempre la nonna freak: "Non perdere mai la curiosità e l'attenzione e ricordati che i libri sono delle porte, parti dalle maniglie e provale". In casa avranno tremila libri, forse di più perché dimentica quelli impilati negli angoli vicino all'entrata e tutti quelli portati a malincuore in cantina per liberare spizzichi di spazio domestico. Tanti libri che non sempre ha voglia di leggere nonostante le insistenze della madre e i ricordi affettuosi delle frasi della nonna. In ogni caso, il libro gli piace come oggetto, come merce d'acquisto. Come cosa da avere, guardare e toccare. Sua madre è fissata, glieli lascia anche in bagno, adesso, vicino alla vecchia collezione di Topolino. Glieli semina come se fossero le indicazioni di una caccia al tesoro organizzata durante una sagra paesana.
   Lui prende in parola la nonna e parte dalle "maniglie": ha preso l'abitudine di guardare le copertine come appaiono su Internet, sapendo bene che sono diverse da quelle reali. Alcune pallide, altre nitide dall'aspetto feroce. Scartami, aprimi. Dentro di me qualcosa vive. Qui sembro un morto, il feticcio di qualcosa che è destinato a una rapida deriva, a raggiungere un cimitero di segnalazioni dimenticate, poco cliccate, veicolate nella grande discarica delle cose inutili del web. Fa' qualcosa prima che mi eliminino dalle zone visibili.
   Percepisce questa emergenza, per questo quando va su IBS tiene sempre vicina la sua carta prepagata Postepay che è la prima cosa che si è fatto regalare quando ha compiuto diciotto anni. Uno di quegli strumenti che fanno sentire arrivati a un punto di non ritorno per quello che riguarda l'autonomia. Diciamo un certo livello di autonomia, non quella completa, ma quella l'assapora e sa che è imminente. Adora la sua Postepay gialla acida. Gli permette di fruire delle offerte che brillano sul suo sito preferito, si tratta solo di scegliere. E lo fa. La sarabanda è allettante. Cambia spesso di visuale. Fissa, strizzando gli occhi, tutte le indicazioni speciali, i pacchetti convenienza, le voci cliccabili che portano a interviste esclusive, trailer o locandine. Resta sui film il tempo necessario poi fa questo passaggio "estetico" nella zona della letteratura e della saggistica. Cambia ancora. Gli piacciono i tascabili curati, i libri in edizione non economica con la sovraccoperta, gli piacciono i classici delle varie collane dei grossi editori.
   Tutti hanno un tipo di bulimia verso certi oggetti. Seal beve e fuma, Buzz pensa alle moto. Lui va su IBS con il pilota automatico, un latte e menta gelato appoggiato accanto al mouse. Clicca e digita il nome di un DVD, e da quello, in un gioco di rimandi attraverso le case produttrici, arriva alle novità che gli interessano. Si crea sempre degli account, account reali quando ha soldi e ne ordina due o tre, magari due in offerta e uno a prezzo intero e poi trascorre le mattine aspettando il corriere col pacchetto e pregustando quella frenesia che lo farà correre giù dalle scale ad aspettarlo per prelevare il cartone ben imballato col suo prezioso contenuto. Quando è senza soldi crea lo stesso l'account e si prepara per fare l'ordine. Si tratta di ordini principeschi, tipo tutti i DVD della Béart. Quella è la sua attrice preferita e anche se ha quarantun anni per Marcelle è lo stereotipo della sua idea di bellezza. E pensa che anche un brutto film riesce a diventare interessante, se sullo schermo c'è lei che lo fa sognare. E allora lui lo guarda e lo riguarda, manda il nastro avanti e indietro nei famosi pomeriggi in cui tutto quel vuoto diventerebbe, altrimenti, davvero spossante. Poi ordina alcuni costosi classici del cinema francese degli anni Quaranta e Cinquanta e l'elenco dell'account diventa enorme e per farlo allungare ancora di più si ferma su "tascabili scontatissimi" che è una formula che riesce sempre a catalizzare l'attenzione. Non importa che si tratti di romanzi di viaggio di scrittori inutili, o storie che parlano di case nella campagna inglese dove accadono fatti romantici narrati in modo insopportabile. Li aggiunge all'account, si affida ai tascabili scontatissimi e riempie il carrello virtuale che in realtà è il carrello di Marcovaldo, il protagonista del libro di Italo Calvino. Di quel racconto gli è rimasta impressa l'idea del carrello pieno. Accatastare roba senza veramente poterselo permettere. La meraviglia dell'incursione nel supermercato per riempirsi di merci che non si potranno mai pagare. Quella scena la rivive con impensabili variazioni tutti i giorni e in tanti luoghi. Un carrello da spingere e metterci dentro tutto quello di cui si è sentita la mancanza. Di tutto quello che la vita ha dato e tolto o non ha mai fatto annusare. Un magnifico carrello. Pienissimo, che quasi deborda.
   Se non ha soldi e la Postepay è lì accanto a lui solo per bellezza e per dargli sicurezza, cancella l'account con un clic. Gli dispiace. è un po' come separarsi da un immenso paese dei balocchi a portata di mano, anzi di dito. Magnifici cofanetti con tutta la produzione dei registi che hanno fatto la storia del cinema, altri rimandi a uscite imminenti. Però è costretto. Il clic è frustrante e liberatorio insieme.
In ogni caso è il suo portale dei sogni. Sempre a completa disposizione, sempre lì, sembra che allarghi le gambe, che mostri la scollatura. IBS è un luogo virtuale pensato per far dimenticare il tedio palpabile delle mattinate estive, sudate e vuote, dei pomeriggi noiosi. IBS è pensato per deformare le percezioni di quello che è possibile avere intorno. IBS è una strategia di sopravvivenza, un amico che non si nega mai. Un'isola di piaceri esibiti, persino scandalosi. Cancellare a volte è necessario per la mancanza di soldi, ma è un fastidio e anche una cosa irritante. Quando lo fa, dopo, chiude il computer perché si tratta di una piccola frustrazione, la riconosce, ma non ha ancora imparato a gestirla, a dominarla. Così va in camera ancora sudato, infila Un cuore in inverno e ferma l'immagine sulla scena della Béart a letto con la schiena nuda. Su quella immagine di perfezione può accettare di restare. Anche fermo, anche in silenzio.

© 2008, Marlin

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