Attraverso alcune biografie esemplari, Domenico Quirico narra in queste pagine le avventure dei generali che, nel secolo che va dalle guerre d’Indipendenza al secondo conflitto mondiale, hanno contribuito a fare e a disfare l’Italia. Con le loro divise ornate di greche e nastrini capeggiavano guerre diversissime dai conflitti moderni: campagne, come quelle del Risorgimento e dell’Italietta coloniale, dove «c’erano fronti, ritirate, medaglie, regole», le vie erano tracciate dal passo dei muli e «la truppa, che si affidava alle gambe come solo mezzo di trasporto, non era assetata di sangue». Campagne in cui talvolta affioravano tra i soldati pietà e onore, virtù sempre più rare nelle guerre contemporanee. Panciuti, goffi, spesso incapaci, i generali non esitavano a guerreggiare tra loro. Le feroci lotte intestine venivano, però, puntualmente messe da parte allorché si trattava di difendere gli interessi corporativi della più elevata categoria degli uffi-ciali. Con una prosa arguta e serrata, Domenico Quirico costruisce una storia complessiva del loro operato, dei meccanismi con cui venivano selezionati, dell’ideologia che li muoveva. Un libro disincantato che narra di un universo a parte, di un clan, di una tribù che ha determinato, in una misura nient’affatto irrilevante, le sorti del nostro paese. Coraggiosi, arroganti, implacabili, incapaci, colti, mediocri, con la sciabola in pugno in prima linea o trincerati in poltrona: la storia della «categoria che forse ha recato più danni nelle vicende di questo paese». Domenico Quirico )
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