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Bellino, ma niente di speciale. La ladra della primavera mi era piaciuto molto di più, e non solo per gli errori imperdonabili – io non sono di Siena e non mi intendo di palio, ma se veri senesi si sono arrabbiati per le imprecisioni io non posso che associarmi, un romanzo storico deve essere documentato, e se forse in America non fa niente se la procedura di allineamento dei cavalli è corretta oppure no perché per loro bastano due pennellate di fascinosa Italia impregnata di folklore storico e sono già contenti, pubblicare in Italia un romanzo americano ambientato in Italia è rischioso. Quindi bravi a coloro che hanno trovato gli errori, è ora che si sappia. E inoltre, lo stile mi ha lasciato molto sorpresa, in alcuni punti sembra un temino delle elementari, senza guizzi e senza forza, e anche la trama è banalotta, una cospirazione che non decolla mai veramente, o almeno da lettrice io non mi sono sentita immersa in nessun vortice di inganni, nessun mistero, nessuna corsa disperata contro il tempo, tutto mi scorreva davanti passivamente, mi annoiava! I personaggi, salvo alcune rarissime eccezioni, non hanno rotondità, sono i soliti buoni contro cattivi, buoni buonissimi (e bellissimi) e cattivi cattivissimi, e alcune cose non hanno alcun senso. Perché Nello chiederebbe a Riccardo di aiutarlo col cadavere di Egidio? E perché Faustino si inventerebbe le lezioni di equitazione, per distrarre Riccardo e non fargli vincere il palio? Ma dal momento che ha già ucciso e quindi è senza scrupoli, non era più logico che lo facesse fuori? Ovviamente le lezioni servivano per far innamorare i protagonisti, che altrimenti non si sarebbero mai più rivisti. Ma è un artificio narrativo troppo palese per affascinare. Non mi sono innamorata con loro, non li ho vissuti, ecco. Per questo il libro non mi è piaciuto. E mi dispiace, perché la Fiorato mi dava l’idea di una promettente (eventuale) scrittrice preferita, e invece niente. Pazienza.
Avevo già letto il precedente romanzo di questa scrittrice quindi ne conoscevo già la bravura, che viene confermata in questo secondo libro. Di Marina Fiorato hanno detto che ha la straordinaria capacità di dare vita alla storia, e secondo me è proprio vero perché nel leggere sembra quasi di trovarsi lì con i personaggi a vivere le loro vite, ci si immedesima talmente tanto da sentirsi catapultati in un altro secolo e in un altro mondo. A differenza di certi altri romanzi storici, questo non è per niente noioso o pesante, anzi è davvero godibilissimo. E poi, dato che anche l'occhio vuole la sua parte, accenniamo alla copertina stupenda di questo libro tutto da consigliare.
Il romanzo è ben sintetizzato dalla prefazione: "Questa è un'opera di fantasia e, benché vi siano descritti personaggi e avvenimenti storici, il lettore troverà diversi cambiamenti rispetto a persone, date e luoghi realmente esistiti, modificati per il bene della narrazione.". Come a dire che il tema storico è solo un pretesto; questa affermazione non autorizza tuttavia l'autrice ad essere così imprecisa. Da chi scrive di storia ci aspetterebbe una maggiore cura dei particolari. Evidentemente non ha ritenuto di doversi documentare approfonditamente. Ritenevo, per ignoranza, l'autrice italiana, mentre è inglese di qui la necessità della traduzione che è solo così così. Per contro la trama è gradevole, la storia d'amore non troppo stucchevole e la narrazione è originale. Consigliabile per chi cerca un romanzo di intrattenimento ed è disposto a perdonare molte, troppe licenze.
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