A oltre sessanta anni dalla tragica scomparsa, il Mahatma Gandhi resta un punto di riferimento essenziale; perché la sua opera e il suo insegnamento appaiono attuali per il nostro tempo ancor più che per il suo. Non stupisce, perciò, che un intellettuale francese eclettico, e capace di scelte spiazzanti, gli abbia dedicato una biografia che ora viene proposta al pubblico italiano. Non si tratta di un lavoro celebrativo, perché l'indubbio apprezzamento che anima la narrazione non si accompagna a un'attitudine acriticamente encomiastica, bensì di un saggio accurato che ripercorre la vita del leader indiano senza trascurarne gli aspetti controversi. Ad esempio, Attali non tace il difficile rapporto che Gandhi aveva con la sessualità, che lo ossessionò per tutta la vita. Il libro è ripartito in sette capitoli che scandiscono le varie fasi della vita del Mahatma attraverso una parola o un'espressione chiave (Satyagraha, Hind swaraj, Ahimsa, ecc.). La figura di Gandhi è indagata nei suoi diversi risvolti, come la guida politica, ma anche il riformatore sociale e religioso, tentando di cogliere le diverse sfaccettature di una personalità affascinante, ma al tempo stesso in parte enigmatica, perché non facile da decifrare sulla base di categorie preconcette. Tuttavia la ricostruzione biografica non risulta fine a se stessa, ma è il prisma attraverso cui vengono letti gli avvenimenti del tempo e, soprattutto, il risveglio politico e civile dell'India. Se, nel complesso, il libro è assai apprezzabile, il giudizio sul colonialismo appare troppo negativo. La dominazione inglese in India richiede un più equanime apprezzamento, non fosse altro perché lo stesso Gandhi sarebbe incomprensibile senza il rapporto con la cultura occidentale. Maurizio Griffo
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