Ci siamo domandati se preliminarmente ci fosse un'affinità essenziale che, al di là del tempo, potesse risultare unitiva e rivelatrice, e la risposta è stata che, al di qua della sovrastruttura accidentale del mondo, e ben prima della causalità del divenire, c'è la costrizione dell'uomo alla sua umanità, la quale dispone la libertà per l'intelletto e la prigionia per l'anima. In questo senso, sono vicini a noi i poemi omerici e in questo senso comprendiamo le opere platoniche. C'è quindi un che di esemplare che resta immutabile in quanto insito nel nocciolo impalpabile della natura umana, ed è dai suoi canali fruttiferi che dobbiamo suggere il senso di un'opera che si attiene scrupolosamente all'ordine prestabilito dalla natura. Ecco allora trovato il punto fermo che pare muoversi nel sistema in movimento, come quando dall'auto vediamo la luna scorrere i monti. Nella rincorsa, talvolta faticosa e spasmodica degli avvenimenti che nella vita di tutti i giorni costituiscono il falso movimento del treno infinito dei desideri e delle passioni, ecco trovato il punto che non è di partenza né di arrivo, ma che è comprensione critica delle ragioni del movimento, che gli sta sopra e dentro contemporaneamente e guida le azioni umane sul binario della rettitudine; e come potremmo chiamare questo bianco nocciolo statico, questa luna polare interiore, se non sinderesi? Ma non è facile relegare l'opinione sul binario unico della verità, né costringere la passione all'onestà; per questo abbiamo sentito il bisogno di consultare una guida. E non potevamo che scegliere la Summa Theologiae di Tommaso d'Aquino. Che poi essa fosse la stessa utilizzata dal divino poeta, lo lasciamo stabilire al lettore.
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