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Franco Pappalardo La Rosa riduce e riunisce in questo utile e agile libro una serie di predilezioni per la scrittura poetica che già in questi anni sono state realizzate in edizioni separate e in dimensioni più ampie. L'autore, del quale vorrei segnalare anche il fortunato romanzo Il caso Mozart uscito recentemente dall'editore Gremese, ha scelto di occuparsi in questo caso di alcune personalità poetiche di primo piano del Novecento storico. Tre di loro, dei sei complessivi, sono siciliani (Cattafi, Piccolo, Ripellino); gli altri tre sono Caproni, De Palchi, Erba. Il meno noto è Alfredo de Palchi, veneto nato attorno alla metà degli anni venti e ora attivo custode di contemporaneità letterarie a New York: si deve anche all'attivazione di alcuni intellettuali e critici piemontesi la ripresa di interesse per un autore indubbiamente non privo di forza, ma un po' penalizzato dalla condizione biografica di decentramento che lo contrassegna; e qui ci sarebbe da riconsiderare la situazione dei nostri connazionali nel mondo attivi in poesia; oggettivamente sfavoriti dalla realtà della lontananza e contemporaneamente preziosi produttori di un linguaggio nazionale che si carica anche di responsabilità esistenziali e psicologiche particolari. Insomma, è davvero un merito di Pappalardo l'avere aperto uno specchio di luce su un poeta come De Palchi, in certo modo un freelance per quanto non privo di responsabile autorganizzazione al mestiere. Dunque, il metodo critico dello studioso torinese (di origine siciliana, come può ben rivelare la scelta generosa di autori dell'isola) si definisce anche alla luce dell'operazione di riduzione esercitata sugli esemplari precedenti di questi stessi studi: una vivace, eclettica, ma sempre rigorosamente professionale tensione fra storia della formazione personale dell'autore (il quadro filologico-biobibliografico, come sempre impeccabile), riferibilità all'ambiente di crescita culturale e di circolazione dei modelli, preminenza dei punti di forza simbolici attraverso l'indagine sulle costanti stilistiche e sugli orizzonti metaforici. Insomma, un esperto mélange di critica stilistica e di indagine tematica e storica, di accertamento delle fenomenologie strutturali e di riferimento alle culture dell'orizzonte epocale. E infine, anche in questo caso non senza meriti, un agile strumento di ricapitolazione e di consultazione tanto essenziale quanto responsabilmente intransigente.
Giorgio Luzzi
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