Negli ultimi tre decenni del XX secolo, i nomi di alcuni pensatori francesi hanno acquisito, negli Stati Uniti, un'aura che sino ad allora era riservata esclusivamente agli eroi della mitologia americana o alle star dello spettacolo. Con questa osservazione Cusset, storico delle idee che insegna a Nanterre, inizia questo libro, uscito in Francia nel 2005, su come Foucault, Derrida, Deleuze, Lyotard, ecc. sono stati importanti per la cultura americana. Si tratta di qualcosa che ha investito tutte le discipline sociali, e che oggi si riporta alla mera parabola del postmoderno, mentre invece ha ragioni più profonde e specifiche. La tesi principale di Cusset è che la "French Theory" sia stata soprattutto un'"invenzione americana", e che la sua importanza per gli americani sia stata dovuta più ai suoi aspetti di "critica letteraria" che di filosofia vera e propria. Alla svolta del XX secolo, la missione di riflettere sull'identità culturale fu affidata dallo "stato-nazione americano" alle discipline letterarie. La filosofia non costituisce affatto, come in Germania, la tradizione nazionale. Si tratta dell'impostazione originaria di Matthew Arnold, passata attraverso il New Criticism, per cui negli Stati Uniti la discussione sul canone letterario e il valore dei testi costituisce l'elemento di trasversalità tramite cui si forma l'opinione generalista, nel suo ruolo fondamentale di discussione dei valori pubblici. Si tratta del compito "letterario" di definire un'identità culturale specificamente americana. Perciò nella discussione sul testo e la sua referenzialità, sulla "morte dell'autore", o sulla "dislocazione della scrittura", ne va del declino dello stato-nazione, e del dibattito pubblico, in quanto questioni "letterarie", più che problemi epistemologici o filosofici. Per Cusset furono proprio gli eredi disillusi dei New Critics a trovare negli autori francesi gli strumenti per un proprio rinnovamento. Chiunque voglia ripercorrere questa storia intellettuale troverà decisamente affascinante il modo in cui essa viene qui descritta e narrata, anche se il lettore rischia talvolta di perdersi in una proliferazione di nomi e di riferimenti. Pier Giuseppe Monateri
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