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Probabilmente il limite maggiore di questo romanzo è quello di essere fin troppo legato ai due titoli precedenti della saga, ossia "Il testamento di Nobel" e "Finchè morte non ci separi"; è necessario conoscere questi due per dare un senso alla lettura di "Freddo Sud", che comunque mi pare meno riuscito dei precedenti, troppo studiato a tavolino. Anche i personaggi di contorno, che erano resi in maniera accettabile nei titoli precedenti, in questa storia non convincono troppo. Un "bonus" di mezzo voto per la scorrevolezza permette anche a questa opera minore di raggiungere la piena sufficienza (3/5)
Concordo con Claudio.Assegno un 2 ma con riserva.Non finiva più, ero tentata di abbandonare la lettura...Scontato (mi sono immaginata 'il colpevole' fin dalle prime pagine)e collegato al romanzo precedente per cui chi non lo aveva letto non capisce quasi niente.Talvolta confuso e pasticciato, spero per approssimativa traduzione, insomma un romanzo da non iniziare.
Questa volta la Marklund ha toppato di brutto. Capisco di voler fidelizzare i propri lettori puntando sempre sullo stesso protagonista, ma ogni romanzo, pur con rimandi ad altre preceddenti scritture, deve mantenere una linea autonoma. Questo invece, subito, si collega al precedente "Finchè morte non ci separi" al punto da far ritenere che si tratti di una unica storia. Naturalmente chi non lo ha letto resta assolutamente spiazzato o ancor peggio annoiato da una trama troppo complicata per esserne avvinti ed interessati. La scrittura della Marklund è sempre gradevole ma la lunghezza della vicenda (che con il precedente libro supera le 1000 pagine)la rende alla fine alquanto indigesta. Temo comunque che la cosa si possa ripetere con il prossimo scritto: alcuni personaggi essenziali alla fine scompaiono e non mi stupirei di vederli ricomparire prossimamente. Se poi questo prossimamente sarà alla distanza normale di pubblicazione della Marklund di circa un anno, sono certo che per l'epoca mi sarò dimenticato tutto.
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“Mi chiamo Annika Bengtzon e chiamo dal quotidiano La stampa della sera” si presentò quando dall’altra parte qualcuno rispose. “Vorrei la conferma che la famiglia uccisa stanotte in corrispondenza di una narcorapina a Las Estrellas de Marbella nella Spagna meridionale era di nazionalità svedese".
Un filo sotterraneo, antico e segreto, collega le luci boreali di Stoccolma al solleone della costa meridionale spagnola. La strage di un’intera famiglia, compiuta nel corso di una delle “narcorapine” col gas che stanno prendendo piede in Costa del Sol, segna l’avvio di un’inchiesta condotta da Annika Bengtzon per conto della Stampa della Sera, il giornale presso il quale è redattrice.
La premessa: un campione di hockey svedese, trasferitosi a Marbella in una villa che sembra essere il trionfo architettonico del cattivo gusto, viene trovato morto, asfissiato da un gas che è stato immesso nell’impianto di condizionamento. Assieme a lui sono morti tutti i componenti della sua famiglia, e questa sembra essere la conseguenza accidentale di una rapina sfuggita di mano ai suoi esecutori.
La notizia trapela, ma trovare riscontri sul web e presso le agenzie locali è difficile.
La Stampa della sera, dunque, decide di inviare sul posto una cronista d’esperienza, e la scelta non potrebbe che cadere su Annika, già protagonista delle precedenti prove narrative di Liza Marklund.
Man mano che la nostra eroina raccoglie indizi e testimonianze, però, va convincendosi che l’apparente fatalità nasconde un disegno preciso, e la sua indagine è condotta con l’implacabile e tagliente logica deduttiva di un purosangue del giornalismo investigativo.
Sbrogliare l’ingarbugliatissima matassa richiederà ad Annika un gran dispendio di tutte le qualità per le quali è giustamente nota in redazione, e amatissima dai suoi molti lettori.
Parallelamente alla vicenda ambientata nella Costa del Sol, la giornalista deve fare i conti con una dimensione privata che definire “difficile” sarebbe un eufemismo: il marito l’ha lasciata per una donna più giovane, e anche al giornale le cose non vanno troppo bene, con la promozione conferita al suo collega Patrick, la cui ambizione è pari solo alla prepotenza.
Ma come la miglior tradizione hard boiled insegna, è proprio sotto i peggiori auspici che i tipi tosti danno il meglio di sé, e Annika è certamente una donna di grande carattere, volitività e ostinazione.
Liza Marklund, che ad ogni prova consolida la sua posizione come una delle voci di punta del popolatissimo filone del thriller nordico, riprende il suo personaggio preferito, ne cala le avventure in un contesto “esotico” rispetto alla cornice nella quale abitualmente si muove, e non risparmia ad Annika ogni genere di colpo basso, pur di metterla in situazioni che consentano al suo carattere combattivo e indomito di esprimersi al meglio.
Il punto di forza principale della scrittura di Marklund è la capacità di documentarsi con rigore e precisione sui contesti che illustrerà nel corso della storia. Così, è raro imbattersi in passaggi della narrazione che risultino improvvisati o poco credibili.
Ma a questo talento la giallista svedese ne affianca perlomeno un altro, che permette ai suoi romanzi di affrancarsi dalle pastoie del genere cui appartengono: e cioè la capacità di descrivere in maniera ben poco accomodante la società scandinava e le sue dinamiche attraverso lo sguardo e la voce di personaggi che valgono più di mille dossier sul presente tormentato dello stato sociale nei paesi europei del nord.
A cura di Wuz.it
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