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“La morale […] è che nessuno di noi è nato mostro. La disperazione chi ha portato a esserlo. E il Mar dei Caraibi è il padre della disperazione.” La corsa per impadronirsi delle quattro chiavi che aprono lo scrigno non si è arrestata. Le sorti di Puerto Dorado sono ancora appese a fili sottili e fragili. Nuove alleanze prendono vita, seguendo scopi diversi, come quella fra l’inglese Goodwin e il francese La Fayette. Ma anche per i ribelli guidati da Soledad è tempo di ritagliarsi uno spazio nella ricerca delle famosi chiavi, due delle quali sono in possesso del pirata Mendoza. Un individuo che cerca un riscatto personale proprio in seno a quella che è stata la causa del suo lungo esilio: i leggendari Fratelli della Costa. La fama, il potere, la speranza o solo l’ambizione muovono le sorti di inglesi, olandesi, spagnoli e francesi, ma la rotta ha un’unica rotta, per tutti: Tortuga. Nel terzo capitolo della saga del Jolly Roger “I fratelli della Costa” di Gabriele Dolzadelli, i lettore ritrova le stesse atmosfere dei due capitoli precedenti a cui si aggiungono nuove macchinazioni e nuovi intrecci. In una girandola di patti da rispettare, promesse infrante, tradimenti verso gli amici e speranze mal riposte ritroviamo il clan scozzese dei Mackenzie, gli intrighi del giudeo Isaac e le scelte spesso non facili di Jorge Ximenes. Nuovi misteri avvolgono l’isola, come la vera identità del famigerato El Diablo, che tanto Van Hossel cerca di scoprire. In questo nuovo romanzo c’è molto di più di una semplice caccia allo scrigno. Il lettore scopre il passato delle varie pedine in questa corsa alla conquista del sigillo: ci sono storie personali, la crescita o la caduta in fondo al baratro; c’è il presente che paga lo scotto di uno scomodo passato. E ogni mossa porta sempre più vicini a qualcosa che affonda le proprie radici in qualcosa di più antico e potente. Sotto un’unica bandiera che porta il simbolo più famoso dei Sette Mari: il Jolly Roger
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