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Ottima biografia del generale von Hötzendorf che tiene conto tanto degli episodi salienti della sua vita privata, quanto delle idee e delle convinzioni che lo animavano sia in ambito politico che più propriamente professionale. Grande riformatore, egli insistette sull'importanza di esercitazioni costanti e realistiche delle truppe, patrocinando mezzi all'epoca pionieristici come ad esempio la ricognizione aerea. In ambito tattico dimostrò invece un maggiore conservatorismo, insistendo sulla necessità di pervenire allo scontro frontale col nemico contando soltanto sullo slancio delle proprie fanterie, sulla loro "incrollabile volontà di vittoria" e sulla copertura offerta dall'artiglieria. Ma qui gli si deve riconoscere di essere rimasto preda del medesimo dilemma che animava all'inizio del secolo i suoi colleghi in tutta Europa; come ricordato da Keegan in "The mask of the command", fra eserciti incapaci di sopraffarsi a causa delle dimensioni ipertrofiche, della devastante potenza di fuoco e del celere riposizionamento delle riserve garantito dalle estese reti ferrioviarie, la soluzione avanzata fu quella di incrementare ulteriormente tale potenziale sì da poter contare su di un relativo margine di vantaggio. Il tutto senza considerare che una simile condotta avrebbe finito per costituire un fattore di ulteriore logoramento, in grado di allontanare indefinitamente quella famosa battaglia decisiva ricercata da tutti gli stati maggiori. Purtroppo, come ci ricorda Sondhaus, all'epoca della guerre boera e russo-giapponese le idee tattiche di Conrad erano troppo radicate, e lui stesso troppo invecchiato, perchè potesse apprezzare nella giusta misura l'impatto devastante che le nuove armi da fuoco avrebbero esercitato sulle tattiche di scontro frontale condotte da formazioni in ordine chiuso. La nomina a capo dell'AOK fu l'epilogo della sua carriera: una carica che non teneva conto delle sue scarse doti organizzative e di coordinamento, e che invece ne penalizzava il grande intuito strategico di comandante operativo.
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