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Il grande schermo ha del tutto snaturato il significato originario di questo capolavoro letterario dell’Ottocento, riducendolo alla semplice storia di un mostro e della sua sete di vendetta nei confronti del suo creatore. “Frankenstein” è molto di più. È la storia di chi viene rifiutato da una società scandita da regole precise e che non accetta chi va fuori dagli schemi, superficiale e stupida di fronte a tutto ciò che non conosce e che non vuole conoscere. “Frankenstein” è la storia di ognuno di noi. Il dubbio è: che cosa rende un uomo un essere umano? Si fa fatica a rintracciare nella narrazione un buono e un cattivo. Creatura e creatore sembrano essere due facce della stessa medaglia. Dice Nadia Fusini, insegnante di Lingua e Letteratura Inglese all’Università la “Sapienza di Roma”, ‹‹Ascoltate, leggendo, il pianissimo costante dell’amaro sentimento di rivolta che rimane in bocca a chi è stato, nascendo, abbandonato››. Nel libro, inoltre, viene condannato il delirio di onnipotenza dell’uomo, che si vuole ergere a creatore, decidendo della vita e della morte. Un libro quanto mai attuale, quindi, in un’epoca contraddistinta da numerosi dibattiti sul tema della clonazione, della fecondazione assistita e dell’aborto. Ma se la scienza avesse dovuto calibrare ogni volta le sue decisioni, saremmo arrivati al livello di conoscenza che abbiamo oggi? “Frankenstein” è uno dei miei libri preferiti.
"Frankenstein": un nome che fa affiorare nella mente di molte persone immagini macabre e agghiaccianti da film horror alla Stephen King. Niente di più sbagliato: questo romanzo, considerato da molti lettori come una delle storie più lugubri, tetre e cupe, è tuttavia remoto dai classici racconti dell'orrore composti nello stile che tanto piacque all'americano Edgar Allan Poe. Ma forse Frankenstein ha qualcosa in comune con le opere dello scrittore citato poc'anzi: come nelle "novelle" di Poe traspare pessimismo, angoscia e tormento interiore, così questi elementi si possono trovare nel libro preso in esame. Mary Shelley, divenuta celebre grazie a questo capolavoro, ha tessuto pagina per pagina un intreccio avvincente e laborioso, dal quale emergono temi assai profondi come quello del confine tra etica e scienza, delle sfide che l'uomo ingaggia contro la natura, della malvagità umana spesso nascente dalla disperazione e dall'infelicità. Un romanzo meraviglioso, insomma, ambientato in alcuni degli scenari più suggestivi del continente europeo: dai vigneti e i castelli sulle rive del Reno agli scenari delle regioni polari boreali. Consiglio quest'opera a chi vuole stupirsi paragrafo dopo paragrafo cogliendo il romanzo come un ottimo spunto di riflessione; il libro è scritto con un linguaggio raffinato, aulico e pomposo ma è perfettamente comprensibile a un ragazzo di tredici anni come me.
Recensioni
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scheda di Merani, T., L'Indice 1998, n. 4
Nei classici della collana dedicata ai ragazzi, la Piemme ha pubblicato, in versione integrale, "Frankenstein* di Mary Shelley, in un'edizione finemente illustrata da Philippe Munch e arricchita da immagini e didascalie che ricostruiscono il quadro storico dell'epoca in cui si snoda la trama. La storia originale, quella che l'autrice scrisse a diciannove anni gareggiando con il marito Shelley e l'amico Byron in una sfida letteraria nel genere gotico, è composta di una triplice struttura narrativa. Il mostro viene percepito e rivelato al lettore attraverso le emozioni di un osservatore esterno, dell'artefice della creatura e del mostro stesso. Il pretesto della competizione fornì a Mary Shelley l'occasione per esprimere il proprio disagio di fronte agli esperimenti di animazione della materia che in quegli anni stavano infervorando la nuova scienza. Oggi, in epoca di clonazioni, trapianti, manipolazioni genetiche e ibernazioni, l'attualità dell'opera è ancora nel suo tema: la smaniosa ansia dell'"homo faber" di diventare artefice di ogni cosa, compreso se stesso. L'autrice non tralascia di sviluppare un tema parallelo, quello dell'educazione dell'uomo: chi ha reso bestiale la creatura? "Il mio animo era fatto per accogliere amore e comprensione", dice il mostro durante la sua confessione alla fine della storia. Ma le ambizioni faustiane della nuova scienza approdano a un incubo senza risveglio.
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