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Nella collana dal titolo cecchiano "Pesci rossi" è da poco uscito questo breve ma intenso saggio dedicato a Francis Bacon, incentrato sullo Study from the Human Body (1949) di Melbourne. L'analisi di Luigi Ficacci si mantiene in un difficile equilibrio tra il rispetto delle volontà dell'artista, che per tutta la vita ha sapientemente preordinato l'immagine che la critica avrebbe dovuto dare della sua pittura, e l'esigenza storica e filologica di verificare le dichiarazioni di intenti e i proclami di poetica degli artefici. Mettendo a confronto le interviste rilasciate dal pittore con la nuova documentazione ricavabile dal censimento dei materiali dello studio, e senza dimenticare la flagrante documentazione che viene dagli stessi quadri e dall'analisi che l'occhio esperto può dedurre dalle immagini, l'autore ricostruisce la portata rivoluzionaria dell'operazione condotta da Bacon; la tesi si sviluppa attraverso il confronto con l'opera di Michelangelo, un rapporto che è in realtà ben più profondo e totalizzante di quello stringente e notissimo con l'opera di Velázquez. Uno dei capolavori di quest'ultimo, il Ritratto di Innocenzo X, fu infatti ripreso da Bacon in continue varianti, scomposizioni, corruzioni, negazioni. Il legame con Buonarroti, invece, non è tanto legato a citazioni e trasmutazioni, pur presenti, ma alla medesima tensione esistenziale, alla continua oscillazione, che contraddistingue entrambi, tra i poli estremi di amore e morte, di erotismo e dannazione. Alla fine, sembra volerci dire Ficacci, non risulta più chiaro se sia Michelangelo a influenzare la nostra lettura esistenziale di Bacon o viceversa, ma questo in fondo non fa che esaltare la tragica attualità del loro desolato percorso artistico.
Claudio Gamba
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