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Frammenti di fenomenologia della musica - Alfred Schütz - copertina
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Frammenti di fenomenologia della musica - Alfred Schütz - copertina

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1996
1 gennaio 2005
140 p.
9788878026896

Voce della critica


recensione di Arbo, A., L'Indice 1997, n. 5

Una delle principali linee tematiche dell'estetica musicale moderna, da Rousseau in poi, potrebbe essere descritta come il proposito di individuare nella musica uno specifico valore emancipativo allacciato alle sue proprietà temporali, sottratte alle dispersioni dello spazio e del tempo ordinario. Saldando l'impianto teorico della fenomenologia husserliana con le nozioni basilari della filosofia di Bergson, Alfred Schutz dà ampia voce a questo motivo, attribuendo all'opera musicale, intesa come oggetto ideale, una possibilità di accesso al flusso interno della coscienza, raggiungibile nell'ambito dell'esecuzione e dell'ascolto, ed esplicitamente indicato come il livello - psicologico e ontologico - più profondo e originario.
Potremmo confrontare l'ampia modulazione della tesi che Schutz svolge in questo testo con alcuni interrogativi generali. Viene da chiedersi, anzitutto, come si qualifichi questa esperienza interna se non attraverso l'applicazione di unità discrete, discontinuità o raffigurazioni schematiche che possano permetterci in qualche modo di avvertire e fissare una successione come tale. Se nel caso di Beethoven, per esempio, è vero che "i temi annotati non pervenivano all'esistenza grazie alla scrittura; essi esistevano già da lungo tempo nella sua mente", questa esperienza non sembra dimostrare la presenza di un vissuto temporale precedente la sua fissazione grafica, quanto il fatto che l'orecchio interno era già predisposto ad accogliere il suono entro uno schema armonico e melodico, ovvero un diagramma spazio-temporale stabilitosi attraverso l'iterazione dell'esperienza e capace di organizzare la sensazione presente.
Il suono, in altre parole, si è distinto e fissato proprio grazie alle sue caratteristiche diastematiche, che hanno permesso una sua iscrizione, prima ancora che nelle note di una partitura, nel disegno di una traccia mnestica. Anche ammesso di poter organizzare il "graduale ritiro dalla dimensione spazio-temporale e, insieme, uno spostamento verso altri livelli della nostra vita conscia", viene da chiedersi quale esito possa raggiungere questa ricerca di là dalla constatazione di un indifferenziato scorrimento degli istanti, privo di interesse tanto nel definire l'autorappresentazione della vita cosciente quanto nel qualificare i connotati specifici dell'esperienza musicale. In effetti, in che altro modo potremmo considerare l'esempio bergsoniano di una melodia "non strutturata in quanto a ritmo, armonia, differenze in altezza o volume", se non come una negazione di ciò che è propriamente musicale? Si è indotti a pensare, viceversa, che proprio il tratto di una melodia potrebbe dimostrare la necessità di cogliere la sensazione alla luce di un intreccio spazio-temporale costitutivo rispetto all'esperienza stessa, ovvero di riconoscere una legge della spaziatura come regolativa e co-originaria rispetto a qualsiasi forma di temporalizzazione. Ma l'intenzione diretta del testo di Schutz si muove nella direzione opposta rispetto a questo riconoscimento, riflettendo uno degli esiti più esemplari - e insieme più problematici - del desiderio di riappropriazione di un nucleo temporale "originario" dell'esperienza che anima il progetto fenomenologico.

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Conosci l'autore

Alfred Schütz

1899

Alfred Schu¨tz (1899-1959), nato a Vienna da una famiglia ebrea, influenzato da Edmund Husserl e Max Weber, ha fornito le basi per un approccio fenomenologico alla sociologia. Emigrato dopo l’Anschluss in Francia, si stabilì nel 1939 negli Stati Uniti, dove affiancò all’attività di consulente legale e finanziario l’insegnamento in sociologia e filosofia alla New School for Social Research di New York. Tra i suoi scritti più noti ricordiamo Don Chisciotte e il problema della realtà, Lo straniero. Un saggio di psicologia sociale, La fenomenologia del mondo sociale.

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