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Significativo "malleus" contro un'inveterata tendenza storiografica, di impianto soprattutto giuridico, che anticipava la società feudale di almeno due o tre secoli, il volume si presenta come opera di vasto respiro (soprattutto dal punto di vista geografico), ispirata, e dotata di chiarezza concettuale tipica di uno storico del diritto vecchio stampo (allievo non a caso di Francesco Calasso), collocato tuttavia in una fase della storiografia che vedeva sorgere l'estro ermeneutico di un Giovanni Tabacco.L'autore si distingue per rigore di linguaggio, vaglio documentario sistematico e una spiccata autodisciplina, tutti caratteri che fanno di questa vecchia tesi di laurea del 1958 (pubblicata una prima volta nel 1965 e adesso ripresentata in una seconda edizione riveduta e aggiornata) un classico della storiografia italiana.Il concetto di "feum" o "feudum" è sviscerato in tutte le sue implicazioni semantiche, in tutta la sua storia, fino ad arrivare alle sottili elaborazioni teoriche dei giuristi del XII secolo.Viene dato molto spazio al suo primitivo significato di "mercede", "stipendio", "salario", ed al suo precipuo carattere aleatorio, i quali privano il termine stesso di quella valenza di diritto reale, di concessione fondiaria (ovvero un istituto definito e tutelato giuridicamente), tutti caratteri attribuitigli dalla vecchia storiografia per il periodo IX-X secolo.Giudico questa una buona lettura e soprattutto una guida per gli insegnanti di scuola superiore, purtroppo ancora vincolati ad una manualistica sovente (anzi direi sempre)ancorata ad una tradizionale interpretazione che vede nel feudo già carolingio una concessione di terra reale, paragonabile a contratti agrari "forti" come il livello, la precaria e l'enfiteusi.Dal 1965 (data, ripeto, della prima pubblicazione) sono stati versati fiumi di inchiostro sul tema, dalla penna di Giovanni Tabacco, fino agli eccellenti contributi del compianto Cinzio Violante e del suo allievo Amleto Spicciani.
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