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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 1989
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Avevo fatto una buona scorta di titoli di Henry James dalla lettura dell'apprezzatissimo "Ritratto di signora". Ed eccomi a sfoltirla leggendone due di seguito, ed entrambi in accoppiata con un ottima biografia romanzata sul medesimo: 'The Master' di Colm Toíbín. La critica in generale, 'La fonte sacra' l'ha fatto fuori, definendolo un vero e proprio fallimento; una parodia di se stesso. Io invece ho trovato questo esperimento di roman nouveau, o come disse lui stesso 'a consistent joke', interessante, anche se non lo nego, è un po' faticoso entrarci perché parecchio complesso nell'interpretazione. Non lo consiglierei, quindi, a chi non si sia già appassionato a James a partire dai suoi lavori più noti. Da parte mia, pian piano, credo che ne leggerò ancora e volentieri, perché per me lui è, per stile e per profondità di pensiero, un gran bel romanziere da seguire nelle sue diverse fasi ed espressioni.
A cent'anni dalla morte di Henry James (morì nel 1916), nel 2016 Neri Pozza riedita questo romanzo. Ritorno a leggere James dopo molto tempo e quello che provo è una sensazione di straniamento, come se non fossi riuscita a capirlo fino in fondo. La fonte sacra gioca sul non detto, sulle illazioni, sulle frasi lasciate a metà. Per la prima volta, come racconta anche Agamben nella prefazione, l'autore si serve di un narratore che racconta i fatti in prima persona. È proprio grazie a questo narratore che entriamo in contatto con i personaggi, entriamo nel loro mondo, nella loro vita. Il narratore ci racconta la vita di quattro personaggi, di due coppie facendoci conoscere la frivola nobiltà di quel periodo. "La fonte sacra è considerato "l'esperimento supremo dell' arte di James". Un romanzo in cui la bellezza della storia si fonde con gli scenari e i palazzi della nobiltà. La fonte sacra non è altro che l'ispirazione dalla quale attingere, mentre i personaggi sprofondano lentamente nell'ombra lasciando dietro di loro un velo di malinconia.
Sei decenni prima che Roland Barthes teorizzasse l’opposizione fra asse paradigmatico e asse sintagmatico nell’opera letteraria, James si cimentava sulle possibile forme di un romanzo in cui soltanto la componente paradigmatica andasse sviluppata. Nelle 265 pagine di questo libro non accade nulla, non ci sono eventi che si verificano né fatti che irrompono sui personaggi. Ciò nonostante, i rapporti fra i personaggi riescono a formare una fittissima trama d'aroma borghese nella quale, grazie alla consueta ironia dell’autore, l’anonimo io narrante degrada lentamente da demiurgo bramoso di onnipotenza a miserabile scellerato.
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