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Stefano Saletti, menestrello mediterraneo che con bouzouki e oud racconta di marinai, di porti e di antiche lingue franche, nel suo nuovo capitolo del viaggio con la Piccola Banda Ikona, ci porta a conoscere le musiche di quegli autori che negli anni Settanta subirono violenze, persecuzioni per aver cantato di passione e libertà: dal catalano Luis Llach al portoghese Zeca Afonso al greco Dionisis Savvopoulos. Un canto di libertà che si lega alla Primavera araba e all'ancora travagliato percorso di liberazione della sponda sud del Mare nostrum: dalle sonorità mediorientali nell'intensa "Piazza Tahrir" e nella cretese "Edho Politechneion", agli arrangiamenti raffinati dell' "Estaca" di Llach (canzone simbolo della resistenza al franchismo) alla "Cansun del desperà" di Ivan Della Mea con due grandi interpretazioni vocali di Barbara Eramo (da anni accanto a Saletti nei viaggi musicali nel Mediterraneo) e un gran solo al clarinetto basso di Gabriele Coen. Echi della collaborazione con Hector Zazou emergono nell'arrangiamento della palestinese "Wein a Ramallah" che viene stravolta con pianoforte, violoncello e chitarra "trattata" elettronicamente per valorizzare la profonda voce di Hakeem Jaleela. Ne "El ejercito del Ebro" (canzone delle brigate anti Franco) e su "Procurade 'e moderare" (inno del popolo sardo contro la prepotenza dei baroni) emerge il bell'impasto delle due vocalist Eramo e Ramya con la forza trascinante dell'organetto di Ambrogio Sparagna e della sua cultura popolare. "Un blasfemo" di Fabrizio De Andrè (con l'intesa voce di Raffaello Simeoni, per 20 anni accanto a Saletti nei Novalia) e "Democratia" dove i violini di Carlo Cossu e di Jamal Ouassini si intrecciano con le parole di Josè Saramago: "A democracia em que vivemos è uma democracia sequestrada, condicionada, amputada...". "Folkpolitik" colpisce al cuore e dimostra ancora una volta la forza della musica popolare come voce del popolo. Nella gioia e nelle sconfitte.
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