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Esistono libri cui si appartiene. Non è necessario averli letti. Basta anche solo conoscerne il titolo, perché s'instauri un profondo legame tra la persona e il libro. E il titolo del libro ricorre nella vita, rincorre l'esistenza nelle strane circostanze, negli amori, nelle giornate infinite in cui è insopportabile riflettere, nelle giornate in cui la memoria fa cilecca e le immagini dei giorni andati ritornano confuse e fastidiose. È già il titolo a parlare, a trasmettere, a guidare riflessioni su mondi lontanissimi, girando l'angolo, e labirinti intricati. La mano, in totale autonomia, riempie le pagine di questo titolo. Ficciones di Borges è tutto e niente. È niente come libro, raccolta di racconti. Ogni racconto è tutto. Ogni racconto è un universo che implode sulla sua contraddizione di surreale variante del mondo possibile. Come se, invece, nel nostro mondo non si scatenassero contraddizioni e situazioni surreali... la legge del verosimile in questo libro è ridicolizzata e violentata: non serve. Inutile seguire il filo di questo libro: è un dedalo, come quello di Ts'ui Pên, che fu governatore dello Yunnan, che dà incomodo alla memoria; una memoria che fa disprezzare di noi stessi, perché a ognuno mostra «sul volto il marchio della [propria] infamia».
Borges mi provoca due sensazioni opposte: la triste consapevolezza dei mie limiti letterari e la beatitudine di una lettura sensazionale. Senza dubbio parliamo di un testo complesso, a tratti molto ostico. Tuttavia, con la giusta concentrazione, si può apprezzare lo spirito borgesiano, così metaforicamente intricato eppure così meravigliosamente fantastico.
Un libricino di facile lettura, ma che ha bisogno di varie riletture. Il voto che do è 2/5 solo per la delusione, me ne parlarono benissimo ed è considerato una lettura imprescindibile del ‘900 ma ahimè non mi ha entusiasmato.
I temi cari a Borges sono tutti evidenti in questa fondamentale raccolta: i labirinti, i mondi alternativi, e la fascinazione per la letteratura germanica trovano un contrappunto matematico nella moltiplicazione combinatorica, gli enigmi geometrici e i riflessi speculari che caratterizzano la fortunata produzione dello scrittore argentino. Da abbinare a "L'Aleph" per avere se non un quadro completo, quantomeno una sostanziosa introduzione a Borges.