Nome d'arte di E. Goldstein, attore statunitense. A lungo indeciso tra una professione «seria» e una carriera nel mondo dello spettacolo, alla quale si sente destinato dagli studi di recitazione, danza e canto, inizia come membro del coro negli spettacoli di Broadway. Il travagliato matrimonio con la cantante-attrice B. Streisand si rivela controproducente anche per la sua carriera, impedendogli di emergere da solo. Ma, tra gli anni '60 e '70, diventa il volto dell'altra America cinematografica, quella dolcemente sognatrice e ribelle nei confronti del conformismo e delle regole dei padri, con una serie di ruoli nei quali può perfezionare il suo malinconico personaggio, autoironico e strafottente: con P. Mazursky in Bob & Carol & Ted & Alice (1969), ma soprattutto con R. Altman, del quale diventa uno degli interpreti prediletti, prima in m.a.s.h. (1970), folle satira antimilitarista, poi nei panni del Marlowe di Il lungo addio (1973), aggiornamento dei malesseri dei personaggi e delle atmosfere noir di R. Chandler. La sua maschera funziona particolarmente bene nella commedia dolce-amara, della quale è maestro proprio Altman (è ancora con lui in California Poker, 1974), ma si presta anche a farsi portatrice di inquietudini e frustrazioni sempre più ciniche (L'impossibilità di essere normale, 1970, di R. Rush). Dagli anni '80, finita la grande stagione di quel cinema, si defila, impiegato più che altro in piccoli ruoli da caratterista di lusso. Continua la carriera soprattutto in televisione (Friends 1994-2003). Al cinema, da segnalare la sua presenza in Ocean's Eleven (2001), Ocean's Twelve (2004) e Ocean's 13 (2007) di S. Soderbergh.