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Anna Vincitorio, autrice di numerosi libri di poesia, ha rispolverato questa forma oggi non del tutto usuale con una serie di componimenti che, oltre a ben estrinsecare il significato della filastrocca, ne riportano tutte le caratteristiche salienti in modo egregio, con risultanze, oltre che piacevoli, anche di eccellente livello. Queste poesie non sono come le ninne nanne, in genere fini a se stesse e che hanno come scopo quello di conciliare il sonno, ma portano un messaggio, sotto forma metaforica, e comunque a una morale più adatta agli adulti che ai bimbi. (Cantilena cantilena / non mi basti dolce Nena / non mi basta il cielo azzurro / non mi bastano le foglie / e nessuno le raccoglie. / La canzone è troppo triste / troppi gli anni sulle spalle. / Più non viene Lancillotto / a salvare la sua dama. / C’è una donna sola e vecchia / che si sente una puttana / degradata inascoltata / sola sola abbandonata. / Vieni presto, vieni presto / fa qualcosa, stringi forte / ma consegnami alla morte.). L’esperienza dell’esistenza, il grigiore di una vita al termine sono espressi in modo convincente e senz’altro immediato, senza ricorrere a termini inconsueti, pur in presenza di un lessico colto. Come si può notare non ci troviamo di fronte a poesiole più basate sull’orecchiabilità che sul contenuto, perché ci si sbaglierebbe e non poco. No, Anna Vincitorio ricorre alle filastrocche per esprimere le sensazioni del suo “io”, come un altro poeta magari invece userebbe il canto o la ballata. Non c’è solo ritmo, né semplicemente sillabe ripetute, ma un flusso continuo di emozioni, di sentimenti, di ricordi, di gioie e di dolori, insomma tutto l’animo dell’autrice porto in modo garbato al lettore, una comunicazione spirituale che solo la poesia può consentire, anche ricorrendo alla filastrocca. Da leggere per meditare, piacevolmente.
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