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è un libro interessantissimo. Leggetelo tutti perchè è importante e giusto saperne di +! Michela
Per capire questo libro bisogna leggere gli altri due scritti prima in ordine di tempo,perche e'un argomento molto "tosto",ma a qual tempo sono contenta che la scrittrice stessa sia porta voce di un argomento cosi doloroso e purtroppo ancora esistente al giorno d'oggi.Va letto per capire e sostenere il suo impegno per mettere la vera parola FINE.Spero che le donne africane capiscano che le figlie le ameranno allo stesso modo anche senza l'MGF.
Recensioni
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Quante sono in Europa le bambine che subiscono la mutilazione dei genitali? Che cosa fanno le istituzioni e i governi europei per prevenire questo scempio? Contrariamente a quanto suggerisce la brutta traduzione del titolo originale (Desert Children), Waris Dirie tratta del fenomeno con un taglio tutt'altro che vittimistico o truculento. La sua è invece un'inchiesta di prim'ordine condotta insieme alla giornalista e politologa Corinna Milborn attraverso la rete delle associazioni di donne africane ed europee impegnate per la prevenzione delle mutilazioni in Austria (dove Dirie risiede e dove si trova la sua fondazione), Inghilterra, Francia, Germania, Olanda e Italia. Colpiscono soprattutto i punti di contatto, le maglie attraverso cui la mutilazione viene accettata e persino praticata in Europa. Si apprende così che in Germania è spesso accaduto che una donna fosse ricucita dai medici dopo il parto su semplice richiesta del marito, che in Germania e in Inghilterra esistono cliniche specializzate nella chirurgia estetica dei genitali femminili: non a caso risultano essere questi i luoghi più disponibili alla richiesta fatta sotto mentite spoglie di compiere la mutilazione di una bambina africana. D'altra parte come rispondere, da parte loro, all'obiezione di non saper accettare gli ideali di bellezza di un'altra cultura? Waris Dirie narra tutto in prima persona e con una partecipazione emotiva forte e obbligata, ha infatti subito, quando era una bambina nel deserto, quella che non esita a definire "l'atroce tortura". Il suo esporsi è però esclusivamente rivolto a uno scopo preciso, denunciare il carattere di mutilazione e crudeltà della pratica, individuare e promuovere le strategie più efficaci per prevenirla. Il paese che risulta oggi più avanzato è la Francia, dove è ormai diffusa la prevenzione anche al di fuori del territorio nazionale. E in Italia? Dirie ne considera la situazione in modo piuttosto positivo, la legge del 2004 è molto chiara, si occupa della prevenzione e della formazione per le mediatrici culturali. Il problema sembra essere piuttosto la condizione disastrosa di vita delle immigrate in Italia, che devono scegliere fra dormire per strada e il lavoro da semi-recluse di badanti 24 ore su 24. In questa situazione diventa difficile persino abbordare il tema delle mutilazioni con le immigrate, che devono porre davanti a tutto i problemi pressanti della sopravvivenza.
Emma Schiavon
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