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Anno edizione: 1997
Anno edizione: 2022
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scheda di Concilio, C., L'Indice 1998, n. 5
"Non sono mai stato in un'altra regione africana dove il paesaggio sia così uniforme e sveli così poco del passato come in questa regione mediana fra le terre del Nilo, né presso un altro popolo così poco profondo, dalla visione così piatta, e altrettanto indifferente rispetto alle domande sulla propria origine e sulla propria meta". Un'apparente tabula rasa si offre in scacco all'antropologo: uomini trasognati, afflitti da una dolorosa paura di vivere, splendori scomparsi. L'indagine non può che principiare, dunque, dalle narrazioni orali, quelle di un vecchio artigiano, di quando quello stesso terreno che mette in scacco l'immaginazione dello studioso era una terra fiorente di alberi e coltivazioni, di piogge abbondanti, di ricche città minerarie e di grandi "melek" (re). Ciò che tanto ha mutato le sorti di quel triangolo di terra che si estende tra Khartum e le sorgenti del Nilo Bianco è una storia, una favola. Nel Kordofan giunse da oriente un abile narratore di favole di cui s'invaghì la sorella del re, e le sue fiabe erano tanto avvincenti da attirarsi notte dopo notte l'attenzione dei grandi sacerdoti della città, fino a fare dimenticare loro i propri compiti, fino a stravolgere le leggi che regolano la successione al trono, fino a fermare il tempo della morte del re, i cui naturali eredi divennero la sorella e il cantastorie stesso, finché, dopo di loro, il regno non cadde in rovina. La localizzazione geografica offerta nel racconto, i cenni storici presentati e la libertà e l'intraprendenza della protagonista femminile della favola presentano sorprendenti affinità con le "Mille e una notte", di cui i racconti del Kordofan potrebbero essere addirittura la fonte originaria, oppure una versione parallela, più raffinata, fiorita sull'altra sponda del Mar Rosso. Le "Fiabe del Kordofan*, raccolte da Leo Frobenius - africanista, vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento - contengono insegnamenti morali su vizi e virtù degli uomini. L'elemento magico in esse presente è invariabilmente volto a premiare il bene, la lealtà, la modestia e a ostacolare il male, il tradimento, la superbia; così mantelli che donano la trasparenza, anelli incantati, tappeti volanti, "ginn" benevoli e spiriti maligni favoriscono o intralciano le imprese degli eroi; la fortuna e la decadenza di regni e città, di re e mercanti viene descritta con la raffinatezza e la preziosità di particolari che fanno di questa regione, ora arida e impoverita, l'antica "patria dell'arte del narrare".
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