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Una società come la nostra che ama credersi totalmente razionale e persino aridamente desacralizzata è in realtà minata da continue e vistose spinte mitiche, dal bisogno universale di seguire nuovi simboli, dalla generalizzazione di pratiche che non si possono spiegare dal punto di vista della tecnica e dell'economia ma piuttosto da quello dell'estetica e del mito. Se non che la maggior parte di questi miti contemporanei sono spuri, non hanno una reale profondità, somigliano insomma a quelle proiezioni improprie di cui hanno trattato Marx e Freud sotto il nome di 'feticismo'.
Cronista instancabile e teorico originale da trent'anni e più dei miti e dei riti che agitano la nostra esistenza collettiva, analista sottile delle oscillazioni del gusto che modificano il nostro panorama estetico e percettivo, critico dell'intreccio complesso fra le successive tendenze artistiche, Gillo Dorfles propone con questa nuova tappa della sua ricerca una categoria allarmante e critica della sensibilità contemporanea, quella del 'feticcio quotidiano'.
"Adorare la Madonna cantante al posto della Madonna cristiana - nota Dorfles - è certo una forma di idolatria", cioè di impiego deviante e pericoloso della funzione simbolica e mitopoietica. Come sempre la polemica di Dorfles è misurata e sobria, il suo giudizio ha più i toni distaccati del critico d'arte di quelli concitati del moralista. Ma la sua analisi anche questa volta è vasta e approfondita. I grattacieli e l'ossessione della velocità, l'uso della musica come arredo sonoro e il design postmoderno, l'inattualità della danza plastica e il nuovo teatro, la fotografia pubblicitaria e la decadenza della punteggiatura sono alcuni degli oggetti di analisi di questo libro: disparati in apparenza, unificati nel fondo da un bilancio lucido e sottile sul presente, da una scrittura pacata che però non evita mai di prendere posizione sui propri oggetti.
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