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Una sobria copertina di una calda tonalità d’ombra bruciata racchiude una preziosa rarità letteraria: si tratta del romanzo pseudo-autobiografico Une Femme m'apparut… della poetessa di origine angloamericana Renée Vivien (1877-1909), esponente di punta di un decadentismo imperativamente declinato al femminile. Chi in effetti vorrebbe associare ancora oggi, dopo anni di collaudata critica narratologica ed epistemologia femminista, la figura di Renée Vivien all’immagine della baudelairiana anoressica, schizzata da Colette nel Puro e l’Impuro, non potrà non sorprendersi piacevolmente alla rilettura di questo piccolo gioiello ibrido della letteratura francese, riscoprendo intatta, sotto la crosta decadente e il lussureggiante lessico poetico, una forte tensione ironica, una venatura polemica gustosamente divertita e incurante dei canoni letterari di fine Ottocento. Attraverso una serie di accurate strategie testuali, Vivien si pone con il suo anti-romanzo poetico tra le prime scrittrici moderniste che tentano faticosamente di ricavarsi in materia estetica un proprio spazio, ridisegnando nell’atemporalità del mito una sorta di discorso amoroso totalizzante. Questo e molto altro ancora potranno scoprire i lettori (come, per esempio, la riflessione ironica sulla scrittura o le sorprendenti anticipazioni di certe posizioni femministe). E di questo e altro ci dice, nella sua raffinata introduzione e nel denso apparato di note, la curatrice Patrizia Lo Verde, che è riuscita a coniugare felicemente, nel suo lavoro critico nato in ambito accademico, un forte taglio di genere con il rigore scientifico delle più attuali metodologie narratologiche, offrendoci inoltre una panoramica rapida, ma nitidamente focalizzata, su un’epoca fortemente antifemminile come quella della Belle Epoque. Coerente con l’impostazione critica adottata, la scelta di presentare l’opera in lingua originale francese e nella sua integrità, conservando le illustrazioni e gli spartiti musicali che accompagnavano il testo alla sua prima edizione nel 1904.
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