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La fede sepolta - Sergio Quinzio - copertina
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La fede sepolta - Sergio Quinzio - copertina

Descrizione


In venti brevi capitoli, che affrontano altrettanti fondamentali temi religiosi – quali: cosmo e storia, carne e spirito, libertà e grazia, male e dolore, sacro e profano –, Sergio Quinzio ha voluto ripercorrere «il linguaggio della fede cristiana: lo spazio dimenticato in cui originariamente si muoveva». Quello spazio è il luogo di una «fede sepolta». Ma non si tratta qui soltanto di rivendicare il senso originario, biblico ancor prima che evangelico, di certe categorie, di ricondurle alla loro terribile intensità e concretezza, contro la fatale asetticità dei teologi. Si tratta al tempo stesso di mostrare come la storia dello stravolgimento e svuotamento di quelle categorie riveli in ogni sua tappa lo spasimo di sofferenza che è «nato e si è sviluppato sul vuoto lasciato dalla grande speranza di un regno perfetto», il Regno annunciato da Gesù. Perché, paradossalmente (ed è uno dei tanti paradossi laceranti che accompagnano la cristianità), «il mondo moderno, e solo il mondo moderno, appartiene totalmente, fin nei suoi intimi presupposti, all’orizzonte cristiano: ne è infatti il compiuto stravolgimento anticristico». Come già si può intendere da tali accenni, con questo libro, ancora una volta, e quasi in una vibrante riflessione che veniva a concludere il suo poderoso, solitario Commento alla Bibbia e può valere da introduzione a tutto il suo pensiero, Quinzio si opponeva in modo drastico alle versioni più correnti e diffuse della fede cristiana: versioni spesso edulcorate, concilianti, smussate di tutte le impervie contraddizioni che in essa vivono.

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Dettagli

2
1997
23 aprile 1997
184 p., Brossura
9788845912962

La recensione di IBS

In venti brevi capitoli, che affrontano altrettanti fondamentali temi religiosi – quali: cosmo e storia, carne e spirito, libertà e grazia, male e dolore, sacro e profano –, Sergio Quinzio ha voluto ripercorrere «il linguaggio della fede cristiana: lo spazio dimenticato in cui originariamente si muoveva». Quello spazio è il luogo di una «fede sepolta». Ma non si tratta qui soltanto di rivendicare il senso originario, biblico ancor prima che evangelico, di certe categorie, di ricondurle alla loro terribile intensità e concretezza, contro la fatale asetticità dei teologi. Si tratta al tempo stesso di mostrare come la storia dello stravolgimento e svuotamento di quelle categorie riveli in ogni sua tappa lo spasimo di sofferenza che è «nato e si è sviluppato sul vuoto lasciato dalla grande speranza di un regno perfetto», il Regno annunciato da Gesù. Perché, paradossalmente (ed è uno dei tanti paradossi laceranti che accompagnano la cristianità), «il mondo moderno, e solo il mondo moderno, appartiene totalmente, fin nei suoi intimi presupposti, all'orizzonte cristiano: ne è infatti il compiuto stravolgimento anticristico». Come già si può intendere da tali accenni, con questo libro, ancora una volta, e quasi in una vibrante riflessione che veniva a concludere il suo poderoso, solitario Commento alla Bibbia e può valere da introduzione a tutto il suo pensiero, Quinzio si opponeva in modo drastico alle versioni più correnti e diffuse della fede cristiana: versioni spesso edulcorate, concilianti, smussate di tutte le impervie contraddizioni che in essa vivono.

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Conosci l'autore

Sergio Quinzio

1927, Alassio

Sergio Quinzio è stato un teologo ed esegeta biblico italiano. Studiò ingegneria a Roma, dove si era trasferito a causa della guerra, passando poi a filosofia. A causa delle difficoltà economiche della famiglia, lavorò come finanziere per 17 anni.Dopo la morte della giovane moglie, dalla quale aveva avuto una figlia, nel 1973 si ritirò in isolamento per quattordici anni in un piccolo paese delle Marche, dove continuò i suoi studi sulla Bibbia. Tra le sue opere ricordiamo il monumentale Un Commento alla Bibbia. Collaborò con diversi quotidiani nazionali come «La Stampa», «Il Corriere della Sera», «l'Espresso», «Il Giornale». 

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