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Con il 2005, per il bicentenario della nascita, parte in tutto il mondo l'anno Andersen (anticipato in Italia dal convegno bolognese di GenderBender dell'ottobre scorso), con una moltiplicazione di eventi editoriali. Mentre si auspica da noi la riproposta di L'improvvisatore, romanzo basilare del Grand Tour, Il Castoro bambini manda in libreria un'illustratissima biografia dello scrittore danese, nato a Odense nel 1805, firmata da Hjørdis Varmer e Lilian Brøgger (nella precisa traduzione di Bruno Berni, assiduo studioso di Andersen). Non siamo troppo lontani dall'idea-base della Fiaba della mia vita, ma il percorso esistenziale del protagonista sembra simile a quello di Kai in La regina delle nevi, destinato a ritrovarsi solo dopo un lungo e estenuante viaggio nel cuore del gelido inverno dei sentimenti. Il testo si incentra soprattutto sull'infanzia e sull'adolescenza, narrando un disperato desiderio di suscitare attenzione e il sogno frustrato di diventare danzatore, e culmina, di fatto, con la notte trionfale in cui la città natale celebrò l'autore del Brutto anatroccolo con una festa grandiosa, mentre lui, tormentato da un mal di denti feroce, viveva la sua consueta dinamica di attrazione e repulsione a un tempo per le luci della ribalta. Le illustrazioni sono notevoli, in esse è tutta la forza, talvolta dirompente, dei famosi ritagli conservati nella casa-museo, ghiribizzi del pensiero in cui le forbici facevano apparire fantasmi coreografici, spauracchi di carta, protagonisti del teatro del sogno di cui Andersen fu straordinario regista.
Luca Scarlini
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