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Amore e Psiche, una favola, un mito, antico come il mondo e diffuso da oriente e ad occidente nell’esperienza narrativa umana. Il racconto nel più grande racconto delle Metamorfosi di Apuleio, ci mostra un modo di immaginarsi gli dei e il loro divino mondo di relazioni, molto simile a quello degli umani, fatto di amori, invidie, piccinerie e molto altro ma su tutto, c’è un elemento che travalica i due mondi, quello umano e quello divino che forse, al di là di un immaginario un po’ infantile nella rappresentazione del mondo degli dei, è effettivamente comune all’esperienza dell’umano e all’esperienza del divino, qualunque sia il suo nome. Questo elemento è la ricerca di chi amiamo. L’idea di perdere il suo amato, proprio dopo averne scoperto l’identità più intima trafigge il cuore di Psiche e la costringe (una costrizione che per amore ella stessa s’impone) a mettersi in ricerca del suo amato senza il quale solo la morte è possibilità di vita. Questa ricerca porterà Psiche, ed ogni animo umano, ad affrontare prove di ogni genere, ma alla fine, questo peregrinare con tutte le sue pene, è ciò che permetterà a Psiche non solo di ricongiungersi al suo amato, bensì di divenire come lui, divina. Questa è la via, per l’uomo e per Dio. Un plauso all’edizione Demetra, quanto all’introduzione in dieci parole, sempre curata, puntuale e illuminante, e al prezzo che ti invita a comprare, perché il sapere, e il suo sapore, possa tornare sulla bocca di tutti. Prosit. “dum potiar patiar, [pur di soggiogarvi, mi assoggetterò]” (p. 24, dall’introduzione)
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