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Nel corso del secondo Ottocento una dimensione universale della riproduzione sociale divenne oggetto di ricerca scientifica. Fino a quegli anni biasimato attributo delle classi subalterne, od esaltata base della ricchezza delle comunità, la ''fatica'' si fece problema conoscitivo e suscitò appassionati dibattiti di uomini politici e medici, di sociologi e imprenditori, di letterati e rivoluzionari. Tale processo accompagnò la più generale ridefinizione della percezione sociale del lavoro operaio, cardine della nuova società industriale ed elemento fondamentale nell'immaginario e nelle inquietudini ''fin de siècle''. L'approccio di un fisiologo torinese, Angelo Mosso (1846-1910), fu alle origini di un'intera tradizioni di studi: il volume ''La fatica'', edito da Treves nel 1891 e più volte ristampato e tradotto, può sintetizzarne i temi essenziali.
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