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Il libro scorre che è una meraviglia: traspare in tutte le parole l'entusiasmo di un ragazzo che si affaccia alla vita e al mondo. L'entusiasmo e già la ribellione di uno che non ci sta alle convenzioni, che pur amando la propria terra, i propri amici, la propria famiglia ha voglia di viaggiare attraverso i mari e le montagne. Esilarante in qualche punto, avvincente in altri. Bellissima la similitudine del cane legato alla catena, racchiude in sè il pensiero che accompagna l'autore per tutta la narrazione. Molto suggestiva la scena del protagonista che mangia il panino in riva al mare. L'unica cosa che manca è la descrizione approfondita delle sensazioni: si intuisce quello che lo scrittore sente anche se non lo scrive apertamente. Forse è semplicemente un modo per nn scoprirsi troppo, per non farsi invadere dalla cuoriosità del lettore. Immagino che scrivere un libro sia un pò come mettersi allo scoperto, ma non si deve avere paura delle critiche e dei giudizi: ogni sentimento è uno slancio meraviglioso, se viene dal profondo del cuore.
Mi ha colpito la copertina, molto originale, un vero tuffo nel passato, in una realtà piena di ricordi per me, non lontana da quella che descrive l'autore. Poi ho letto l'introduzione, e mi ha colpito ancora una frase: "Dove nasci e come e dove cresci fanno la differenza su quello che succederà. Inevitabilmente." Concordo pienamente, è così. Ho deciso quindi di acquistarlo e devo confessarvi che la lettura è stata veramente piacevole. Il libro è scritto bene, la storia fluisce in modo scorrevole, il linguaggio è fresco e ricco di battute molto divertenti. Molto simpatici anche i riferimenti in slang marchigiano, comprensibili anche per gli "stranieri" come me, grazie alle numerose note. I personaggi della storia sono ben delineati, le descrizioni dei paesaggi molto dettagliate, a volte mi sembrava di essere lì sui colli marchigiani a scorrazzare in sella alla vespa insieme a loro. Lo consiglio soprattutto alla generazione dei trenta- quarantenni che hanno voglia di rivivere emozioni e ricordi adolescenziali.
Fanne due mi ha divertito, tanto che in metro o sul tram, mi sono ritrovato spesso a ridere, ed è un ridere di gusto quello che l'autore ci regala con questo scritto fresco, sincero, bucolico. In fondo, sebbene ci distanzi qualche anno di età, ricordo di averle vissute certe situazioni; e allora capisci che l'Adriatico sa di Italico quanto lo Jonio e che le vasche sono un fenomeno longitudinale che attraversa un Paese forse troppo lungo. Lo scrittore e' riuscito, tramite storie di "amici, motori e pollastre", a raccontare lo scorcio di un'Italia che fu, e che, ahimè, non potrà più tornare a essere. Lungi dall'essere nostalgico, e' riuscito attraverso espedienti non così frequenti nelle letture, come gli slang e una vivida ironia, a descrivere dinamiche familiari, vissuti in balia del vento che ti gonfia gli occhi in sella a belve con marmitte preparate. I dischi, le tattiche di "acchiappo", le scazzottate, i giubbini di jeans sembrano non aver più a che fare con questi anni nuovi, difficili da capire e votati alla fredda comunicazione dei cellulari e dei social network. Qui si parla di storia, di una bella fetta di storia nostrana, in cui i personaggi non si chiamano Cesare o Napoleone, ma si chiamano Zippo o Barney? ma sempre di grandi avventurieri si tratta. Marchigiani che sconfinano in ambiti certo più ristretti, che partono in missione e tornano "all'ovile" con in mano delle sconfitte pazzesche, ma che sanno di illuminanti vittorie (sono state quelle a renderci migliori?!).
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