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C'era una volta il movimento dei lavoratori, in prevalenza operai d'una fabbrica che ben presto avrebbe aperto i cancelli alla robotizzazione, espellendo la mano d'opera. Era un movimento fatto di socialisti, di comunisti e di aderenti alla terza componente che si intrecciava con le vicende degli anni di piombo, le lotte degli studenti, gli studenti che magari dall'Università cacciavano Lama, leader del movimento dei lavoratori. E nel movimento, specie per una compagna, non erano nè rose nè fiori. Anno che bisogna aver vissuto per apprezzare e capire a fondo il libro dell'Adele. Scoprendo d'essere ormai ad anni luce da quegli anni e quelle storie, con i socialisti in diaspora, i comunisti trasformati in socialisti (europei), la terza compenente ormai oltre la rivoluzione, la classe operaia ridotta a fattore marginale in un'econmia sempre più orientata ai servizi mentre la produzione emigra verso i mercati con mano d'opera a basso costo e nulli diritti. Insomma, un amarcord che lascia una stretta al cuore. e un saluto a pugno chiuso alla compagna Adele.
Ho trovato irritanti ed indisponenti i continui rimandi ad azioni successive o richiami a situazioni precedenti. E’ come se ogni 30 secondi tanti Scotti, Buongiorno e Costanzo si intromettono nel ritmo della lettura annunciando la pubblicità, o il ci vediamo tra poco, o il resto dopo la pubblicità. La struttura narrativa è un labirinto in cui il lettore viene lasciato da solo a rammentare i nomi: potevano almeno presentarli come nella parte iniziale dei buoni vecchi libri gialli. Il libro è impostato su un vocabolario limitato e non sul frasario manzoniano, altrimenti centinaia di piante dovevano essere inutilmente abbattute per stampare quest'opera.
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