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un romanzo scialbino scialbino...
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In una Salonicco oppressa dall'afa di fine giugno, Pavlos Makrís, cinquantenne professore universitario di storia dell'arte, riceve la visita di un ispettore di polizia accompagnato da una giovanissima e bellissima poliziotta, Leda, alla ricerca di notizie su un suo conoscente sparito da anni. Pavlos, io narrante la cui biografia coincide pericolosamente con quella dell'autore, sfiora a tratti la caricatura, è un esteta che vive solo in una casa ai margini di un bosco, ascolta esclusivamente musica del Settecento, fuma in continuazione, coltiva una relazione senza amore con una dentista quarantenne moglie di un collega e si crogiola nel ricordo dell'amatissima madre defunta. Da buon narciso, pronto a stupirsi del fatto che Leda dimostri un'ottima cultura e a commuoversi per le sue forme giovanili, non si fa pregare per buttarsi nell'avventura quando la ragazza gli chiede di aiutarla a risolvere il caso alle spalle dell'ispettore, facendogli intravedere la possibilità di una ricompensa amorosa. Di qui prende le mosse un intrigo non particolarmente originale ma dinamico, in cui Pavlos e Leda si muovono negli ambienti dell'alta borghesia tra Salonicco e Atene, sulle tracce dello scomparso e di tre misteriosi quadri, tra audaci furti, incendi e fughe rocambolesche. Un giallo leggero e gradevole, veloce, in cui non tutto fila liscio ma con il grande pregio di un finale che costringe a ripensare trama e personaggi con un filo di ironia che ribalta i molti cliché di cui è disseminato. Petros Martinidis è nato a Salonicco nel 1946, dove insegna storia dell'arte all'università. Questa è la sua prova d'esordio nella narrativa, cui sono seguiti altri tre romanzi.
Consolata Lanza
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