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Anno edizione:
1996
Pagine:
320 p.
EAN:
9788821530999
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valeria martucci
04 maggio 2005
Ho comprato questo libro perchè sono un appassionata del basso Impero,in particolare del periodo tetrarchico, in cui questo "romanzo storico"del cardinale Wiseman è ambientato.Erano anni di grande fascino, un vero e proprio ponte tra l'era classica morente e un medioevo cosmopolita e multiculturale (del tutto opposto all'immagine stereotipata dei secoli bui. Ma per cogliere appieno il fascino di quell'epoca non bisogna certo leggere Fabiola. Lo stile è ampolloso, spesso è volentieri sfocia nella retorica, i santi martiri sono disposti a casaccio: un esempio? La stessa S.Fabiola,protagonista del libro è morta martire nel 399, quindi nel 302, quando il racconto è ambientato, non era neanche nata. Santa Cecilia è vissuta cento anni prima, più o meno sotto Caracalla, e qui non solo viene teletrasportata nell' era Dioclezianea, ma la sua storia è completamente stravolta. Il prefetto della città ci viene presentato come Tertullo, quando in realtà si chiamava Plauziano. Ci sono poi altri orrori storici: Massimiano che risiedeva a Roma? Ma per favore...Milano era la sua capitale. Poi Diocleziano costretto a spogliarsi della porpora...Altra assurdità! Tutti sanno che al potere rinunciò per sua scelta, altro che costrizione!...Ci sono poi troppi stereotipi e luoghi comuni: Cristiani=buoni;Pagani=nemici;Diocleziano & compny=mostri; Costantino=eroe...Non vi è un minimo riferimento al clima culturale dell' epoca - tipo culti misterici e neoplatonismo -ecc. Questo libro è solo una brodaglia, molto impreciso e anche in maniera grossolana. Validissimo però dal punto di vista agiografico: è un vero e proprio panegirico ai primi martiri, nient' altro. Come spessore storico non vale niente (a differenza dei coevi Quo Vadis?, Ultimi giorni di Pompei ecc...)va letto dalla prima all' ultima pagina con una certa dose di spirito critico.
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