L’etnografia – di tipica vocazione micro-sociale – ha retto il confronto con talune macro-discipline che non si sono però disposte ad una più corretta accoglienza delle sue argomentazioni. Inducendola così a definire con sempre più nitida precisione i propri orizzonti scientifici(più ancora che disciplinari), conseguendone un così rigoroso congegno teorico da consentirle un più che prestigioso posizionamento nell’ordinamento accademico. Pertanto, non viene più considerata né una disciplina allo stato nascente e neanche un coacervo di pratiche “in decomposizione”, connotandosi piuttosto come un autentico lavoro in progress. È in tale prospettiva che vanno filtrate le proposte del presente volume, i cui Autori pervengono – alla spicciolata – a più originali letture di mondo certamente più adeguate a rappresentare standard di “complessità” che raramente si è riversata nella scelta dei culturi delle scienze umane e sociali di strumenti adeguati per scandagliare motu proprio i “luoghi delle [loro] applicazioni”. Tanto da indurli tutti a far ricorso ad una metodolatria i cui effetti continuano ad essere altrettanto perniciosi di quelli provocati ai danni delle altre discipline del comparto delle scienze umane e sociali. L’etnografia ha così strutturato una specifica consapevolezza ‘politica’ del proprio posizionamento epistemologico oltre che della propria collocazione accademica, consentendo ai propri addetti ai lavori di utilizzare impianti teorici e apparati metodologici così come vengono perfezionandosi “nella ricerca”. Tutto ciò dà ragione del carattere “originale” del presente volume che non risulta affatto pre-confezionato da ipotesi formulate prima “del campo” che, nella fattispecie, corrisponde giusto al lavoro con cui si sono assemblati i diversi saggi degli Autori i quali hanno inteso affrontare la sfida di correlare il dissenso da “leggere” con chiavi di interpretazione etnografica. Tomo III – I materiali qui presentati e discussi risultano strutturati nelle due sezioni tematiche di Storie e di Pratiche profondamente correlate dal comune “fondo” che rinvia in egual misura alle “cose che si fanno”, alle “cose che accadono” e dunque alle “cose che si raccontano”. Tre fotogrammi che in qualche modo rappresentano dei tipici vettori capaci di dar conto sia delle espressioni etnografiche che delle forme del dissenso. Una prospettiva “aperta” che, esplorando diversi campi etnografici, ne “riconosce” gli elementi di omogenea continuità, grazie ai saggi di Silvana Arcuti, Luigi Baldassarre, Imma Barbarossa, Alessia Belli, Mario Cardano, Sara Castro-Klarén, Vito Antonio D’Armento, Elisabetta Donini, Alessandra Fermani, Emanuela Ingusci, Ingrid Kellermann, Antonella Micolani, Salvatore Oliviero, Matteo Papantuono, Maria Lucia Pellegrino, Carlos Augusto Pereyra Cardini, Valerio Nicola Ricciardelli, Sergio Straface, Christoph Wulf.
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