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scheda di Sozzi, M., L'Indice 1990, n. 6
Occorre interrogarsi sul fondamento morale del diritto: questa la convinzione ispiratrice del libro di Mancini, frutto di un quarantennio di studi, teologici e giuridici: l'idea di giustizia costituisce il patrimonio da salvare della nostra tradizione di pensiero, ampiamente esplorata in quest'opera, dall'Antico Testamento al pensiero greco, dal diritto naturale alla filosofia di Bloch e Lévinas. Due gli obiettivi polemici: la riduzione positivistica del diritto a "sistema di norme" da indagare con criteri puramente formali; e la cultura del conflitto, che Mancini riconduce 'tout court' alla prassi della sopraffazione. Il contenuto dell'idea di giustizia, però, tende a sottrarsi alla comprensione: affinché essa si renda disponibile per la prassi, è necessario farla scendere dall'empireo dei concetti e intraprendere una riflessione concreta su chi sia giusto. Dove trovare indicazioni per l''ethos' del futuro, l''ethos' che vada bene per noi? Mancini intende rinvenire le tracce per la costruzione di una cultura dell'amore e della pace: l''ethos' del futuro sta nel paradosso di Cristo, l'amore per il nemico; nella forma aperta e universalistica che il cristianesimo ha assunto con S. Paolo; nell'ideale di una patria (in senso blochiano) dove ognuno possa essere accolto e riconciliato, di una "società mistica" dove viga una "convivialità indiscriminata"; nella filosofia del "Volto" di Lévinas, dove l'Altro è assunto come infinito. In tale direzione anche il problema politico può trovare soluzione, poiché lo Stato legittimo è solo quello che si fonda sul rispetto di questa totale priorità della relazione con l'Altro, col Volto, contro ogni forma di razzismo e di nazionalismo.
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