Il 22 dicembre 1942, la ventinovenne Libertas Schulze-Boysen, nipote del principe zu Eulenburg-Hertefeld, critica cinematografica alle dipendenze del ministero della Propaganda, fu decapitata nel carcere berlinese di Plötzensee per ordine di Hitler. Insieme a lei morivano altre due donne e otto uomini, tra cui il marito, Harro, ufficiale della Luftwaffe, e Arvid Harnack, funzionario del ministero dell'Economia.
Aveva inizio così lo smantellamento di un gruppo di resistenza che la Gestapo, nella relazione finale delle indagini, si era impegnata a dipingere come un'organizzazione di spionaggio filosovietica, diretta da ministeriali e membri del partito: l'«Orchestra rossa». Ma esistette veramente un'«Orchestra» di spie «rosse» quale fu immaginata dai nazisti e poi, in piena Guerra fredda, dai pubblicisti che ne alimentarono il mito? Questo libro prova a rispondere alla domanda, ricostruendo le biografie dei protagonisti della vicenda, a partire da Libertas e da suo marito Harro: sollevato il velo della mistificazione, a emergere sono cerchie autonome di conoscenti e amici, diverse per estrazione sociale e cultura - donne, intellettuali, artisti, medici e comuni cittadini che decisero di mantenersi umani fino in fondo, resistendo dall'interno e sfruttando le proprie posizioni nell'establishment nazista per rallentare la corsa della Germania verso l'abisso. In appendice al libro, il monologo "L'eterna primavera" ripercorre l'ultima ora di vita di Libertas Schulze-Boysen. Terzo pannello di un polittico consacrato alla resistenza tedesca, esso intende proporre al pubblico dei teatri il messaggio di Libertas e di quanti, come lei, ebbero il coraggio di dire di no a Hitler.)
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