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Se si è braccati c’è un solo modo per non farsi acciuffare, ed è: sparire. Ma per svanire come nel nulla ci sono due metodi, due strade opposte, entrambe perfettamente adatte allo scopo: fuggire a una velocità talmente folle da saltare fuori dall’orizzonte della visione, o restare immobili sino a confondersi con il paesaggio circostante, sino a divenire foglia, acqua, pietra. Ci sono due modi per divenire impercettibile: fuggire divenendo lampo o restare divenendo quasi nulla. Estasi è la fuga sul posto, l’impercettibilità conquistata grazie a esercizi di immobilità e di abbandono. Divenire è la fuga in velocità, il passaggio al piano in cui il movimento è quello, rapidissimo, di singolarità impersonali e preindividuali. In entrambi i casi si tratta di una contestazione radicale della soggettività e dell’identità. Ripercorrendo alcuni nodi fondamentali delle opere di numerosi autori (Nietzsche, Melville, Kafka, Heidegger, Bataille, Caillois, Foucault, Deleuze), il presente lavoro cerca di disegnare la topografia di un luogo in cui la via di scampo si rivela come nozione fondamentale per l’estetica e per la politica.
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