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È un libretto prezioso per chi voglia comprendere come le restrizioni alle migrazioni legali, sempre più presenti nelle politiche migratorie dei paesi europei, contrastino con le indicazioni degli osservatori più attenti, che indicano i troppo alti costi dell’irregolarità amministrativa, sia per chi migra che per i paesi di origine e di destinazione, che usano in maniera insufficiente la risorsa costituita dal lavoro dei migranti. Un raffronto con altri paesi ricchi mostra l’esistenza di un legame perverso tra incidenza dell’economia sommersa e ricorso all’immigrazione irregolare. È più probabile che il rapporto di causalità vada dal primo al secondo fenomeno. Ma nel discorso pubblico si tende a rovesciare la causa con l’effetto. La ricerca mostra come, contrariamente a quanto sostengono politici e media, gli immigrati in posizione irregolare arrivano con le stesse motivazioni dei regolari e con lo stesso atteggiamento positivo. Ma, contro ogni buon senso, pensano a trasformarli in “clandestini” politiche migratorie dei paesi di immigrazione inefficaci e inadeguate, sostenute da un discorso mediatico che distrae l’attenzione da tale inefficacia e trasforma l’illegalità così prodotta in mostruosità, pericolo, invasione. Il risultato di tanta cecità ideologica è che quelli che sarebbero afflussi di persone regolarizzabili vengono trasformati in manodopera irregolare, sfruttata nei paesi di immigrazione, con danni economici sia al paese di emigrazione che a quello di destinazione: oltre ai danni procurati alla persona “irregolare”, privata di diritti minimi, resa più precaria e per giunta stigmatizzata come “clandestino”. Un’altra igiene delle distinzioni, che separa immigrati “economici” da richiedenti asilo, impedisce di riflettere con un po’ di buon senso. La lettura di questo libro aiuterebbe a costruire nitide prospettive di governo del fenomeno. Ma non è questo che si vuole.
I dettagli inerenti all' immigrazione clandestina vengono esposti in maniera molto chiara all' interno del libro;la capacità espositiva,destinata ad un pubblico ignorante in ambiti socio-statistico-economico risulta essere praticamente perfetta;spiegazioni effettuate passo per passo senza tralasciare nulla, capacità dovuta essenzialmente alla cultura e alla ricerca effettuata dai tre autori. La lettura è altamente consigliata!
Analisi del fenomeno migratorio, ed in particolare dell'immigrazione clandestina, dal punto di vista ecoomico, perciò limitato. Nonostante ciò riconosce il limiti di tale approccio e non si rinchiude nella rational choice. Interessante la ricerca, che costituisce il nucleo del libro, sugli immigrati "clandestini" ma non è condivisibile l'assimilazione ad essi di richiedenti asilo e rifugiati. Ha il pregio della chiarezza espositiva e della serietà dell'analisi ma come tanti studi su questo fenomeno è carente in fase propositiva.
Recensioni
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I migranti sono il volto umano della globalizzazione. I movimenti di persone ne sono infatti, al pari di quelli di merci, capitali e imprese, uno dei processi costitutivi. Pertanto i flussi migratori non sono destinati a esaurirsi e neanche a essere controllati, in presenza di una domanda e di un'offerta sempre crescenti di migranti, siano essi regolari o meno. Da questi presupposti gli autori muovono per tracciare un quadro approfondito dell'immigrazione clandestina, provando a definirne i costi e a valutare l'effetto delle politiche di controllo avvalendosi degli strumenti dell'analisi economica. Lo scenario che emerge, ricostruito a partire da una ricerca condotta dall'Università di Bari, contraddice il luogo comune che vuole gli irregolari come "i paria che i paesi poveri riversano sui paesi avanzati". Al contrario, livello di istruzione, età, progetti e reti sociali li descrivono come una risorsa di elevata qualità. A supporto di queste tesi sta il fatto che gli elevati costi di un investimento migratorio, soprattutto se illegale, possono essere sostenuti solo a fronte di buone possibilità di riuscita. Ma la clandestinità non rappresenta un costo soltanto per i migranti. Anche i paesi di origine e di destinazione pagano un prezzo molto elevato. Tra i principali aspetti negativi i più evidenti sono lo spreco di risorse umane qualificate, la riduzione delle rimesse e del gettito fiscale dovuta al lavoro nero e spesso sottopagato, i costi delle politiche di controllo. In questo quadro, le politiche restrittive adottate dalla maggior parte dei paesi cosiddetti "a sviluppo avanzato" hanno dimostrato tutta la loro inefficacia. Non solo, infatti, non hanno raggiunto l'obiettivo di diminuire gli ingressi, ma hanno piuttosto finito con l'aumentare il numero degli illegali, ingrossando le fila dell'"esercito degli invisibili".
Sandro Busso
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