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Quello della Repubblica di Weimar rappresenta uno dei più discussi e problematici capitoli della vicenda storico-politica del Novecento europeo: un avvenimento sul quale sempre di nuovo si riflette e si polemizza. Pionieristico tentativo di risposta antitotalitaria alla crisi dell'età liberale, ma anche clamoroso esempio di autodissoluzione di una democrazia. Luogo di sperimentazione del Moderno ma, al tempo stesso, manifestazione della sua più brutale e irrazionale negazione. Per questo, come giustamente osserva Gian Enrico Rusconi, «le lezioni di Weimar» non finiscono mai. E la vicenda di quella che è stata la prima repubblica tedesca continua ad accendere e a dividere gli animi. Tanto più oggi, quando la Germania, tornata nuovamente ad essere con la riunificazione uno Stato pienamente sovrano con Berlino capitale, si appresta ad affrontare il futuro del prossimo millennio, riannodando i fili spezzati della sua memoria storica. A causa del terribile shock del nazismo la storia della Repubblica di Weimar, la cui Costituzione venne promulgata ottant'anni or sono, nell'agosto del 1919, è stata troppo a lungo semplicisticamente ridotta a prologo, a preludio di una catastrofe: l'avvento al potere di Hitler. Oggi sappiamo che le cose stanno in modo assai differente: che quella di Weimar non fu una repubblica senza qualità. I due testi qui raccolti, introdotti e commentati da Angelo Bolaffi, costituiscono un autorevole tentativo di dare voce a questa nuova consapevolezza storiografica, nel contesto della mutata condizione geopolitica dell'Europa alla fine del «secolo breve».
Quello della Repubblica di Weimar rappresenta uno dei più discussi e problematici capitoli della vicenda storico-politica del Novecento europeo: un avvenimento sul quale sempre di nuovo si riflette e si polemizza. Pionieristico tentativo di risposta antitotalitaria alla crisi dell'età liberale, ma anche clamoroso esempio di autodissoluzione di una democrazia. Luogo di sperimentazione del Moderno ma, al tempo stesso, manifestazione della sua più brutale e irrazionale negazione. Per questo, come giustamente osserva Gian Enrico Rusconi, «le lezioni di Weimar» non finiscono mai. E la vicenda di quella che è stata la prima repubblica tedesca continua ad accendere e a dividere gli animi. Tanto più oggi, quando la Germania, tornata nuovamente ad essere con la riunificazione uno Stato pienamente sovrano con Berlino capitale, si appresta ad affrontare il futuro del prossimo millennio, riannodando i fili spezzati della sua memoria storica. A causa del terribile shock del nazismo la storia della Repubblica di Weimar, la cui Costituzione venne promulgata ottant'anni or sono, nell'agosto del 1919, è stata troppo a lungo semplicisticamente ridotta a prologo, a preludio di una catastrofe: l'avvento al potere di Hitler. Oggi sappiamo che le cose stanno in modo assai differente: che quella di Weimar non fu una repubblica senza qualità. I due testi qui raccolti, introdotti e commentati da Angelo Bolaffi, costituiscono un autorevole tentativo di dare voce a questa nuova consapevolezza storiografica, nel contesto della mutata condizione geopolitica dell'Europa alla fine del «secolo breve».
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