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scheda di Scaglione, D., L'Indice 1995, n. 5
Il volume raccoglie i contributi che diversi studiosi hanno presentato in occasione di un convegno tenutosi nel giugno 1991. Una prima parte del testo riporta le analisi storiche compiute da Lefevre, Sauer Damerow e Eisenstaedt rispettivamente sulla formazione giovanile di Einstein, sulla sua attività di docente, sui suoi rapporti con Wertheimer (il fondatore della psicologia della Gestalt), su alcuni stadi del processo di acquisizione della teoria della relatività generale da parte della comunità scientifica.. La seconda parte, intitolata proprio "L'eredità", è composta di tre scritti (di Budinich, De Felice, Motzkin) che mettono in risalto alcune mutazioni che l'opera del fisico tedesco ha determinato sia nel modo di fare ricerca in fisica sia nel significato attribuito ad alcuni concetti quali il tempo. In particolare, il saggio di Motzkin analizza le ripercussioni delle teorie relativistiche nell'arte e nell'estetica. L'ultima parte del volume riguarda le riflessioni su cosa oggi resta ancora attuale dell'insegnamento del grande fisico. A detta di Predazzi due aspetti sono particolarmente degni di attenzione e cioè l'impatto di lunga durata che egli ha esercitato sulla fisica del XX secolo e la sua capacità di estrarre l'essenziale da una gran massa di informazioni. Pusterla evidenzia invece come i risultati della relatività siano essenziali nel funzionamento delle macchine acceleratrici attorno alle quali si svolge oggi gran parte della ricerca scientifica. Il libro si chiude con un bel saggio di Ren sull'utilità della filosofia per l'avanzamento delle conoscenze e per la comprensione delle teorie nella fisica, utilità forse non abbastanza riconosciuta negli ambienti scientifici, ma che proprio la lezione di Einstein dovrebbe insegnare ad apprezzare.
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