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Nelle teorie economiche occorre essere consapevoli delle questioni epistemologiche, dei limiti concettuali, dei metodi, dei risultati. Qui si aggregano 4 pensieri: neoclassico; austriaco, cantabringense; istituzionalista. I neoclassici tendono alla massimizzazione/minimizzazione di talune grandezze e alla nozione di equilibrio. Le idee sono: neopositivistiche (metodo ipotetico-deduttivo, ma i problemi specifici sono indipendenti, eccoci al "deduttivo inesatto" con il probabilismo ed i controesempi ); lo strumentalismo (le leggi scientifiche non rendono vere le proposizioni, sono strumenti predittivi), il falsificazionismo (Popper: logico/ metodologico, teorie ausiliarie) e il programma di ricerca di Lakatos. Austriaci: Von Mises con l'apriorismo (Kant) e l'ermeneutica di Gadamer. Soggettivismo che va limitato, prasseologia dell'azione (teorica e reale),le conoscenze disperse di Hayek: ka nozione di ordine), le conoscenze tacite (Polany), etc.. Cambridge (Marshall, Pigou,Keynes) la verifica empirica riformula le leggi di contestualizzazione di una teoria. Organicismo di Keynes, analogia , rifiuto della infinita complessità. I diversi concetti di tempo e di equilibrio .I post-keynesiani si dotano di una nuova intelaiatura concettuale. Istituzionalismo USA: Veblen: comune interesse economia di mercato, assetto potere e comportamenti indotti (fasci di abitudini sociali più che edonismo); Commons (pragmatismo, volontà nell'agire sociale, Peirce e suo concetto di significato), la psicologia sociale Dewey, le soluzioni convenzionali nella scarsità proprietaria, le transazioni e il rapporto efficienza/potere. Infine Mitchell. Ottimo volume.
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